«Truppe Nato in Ucraina? Perché no». Tutti contro Macron per la fuga in avanti. L’Italia: «Sosteniamo Kiev, ma non coi nostri soldati»

Un caso le parole del presidente francese sul possibile dispiego di truppe occidentali. Parigi conferma: «Si può fare senza che comporti guerra alla Russia»

Emmanuel Macron alza l’asticella sulla guerra in Ucraina. O almeno, ci prova. Il presidente francese ha avanzato ieri l’ipotesi di inviare truppe Nato a Kiev per aiutare l’esercito al fronte contro la Russia. «Tutto ciò che è necessario deve essere fatto per garantire la sconfitta di Mosca, compreso lo schieramento di soldati di terra», l’apertura-minaccia del capo dell’Eliseo, confermato in mattinata dal primo ministro Gabriel Attal. L’evocazione dello scenario, pur «remoto» al momento a detta di Macron stesso, non è piaciuta però a nessuno. Né agli alleati europei, né agli Usa e né tantomeno – ça va sans dire – al Cremlino. Perché il rischio escalation, linea rossa da sempre segnalata come invalicabile, diventerebbe a quel punto scontato, ha replicato duramente Mosca. A seguire è arrivata la presa di distanza della Nato: «Non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato in Ucraina», ha scandito il segretario generale Jens Stoltenberg. La possibilità dell’invio di soldati di terra «non è stata discussa» nemmeno «a livello Ue», gli ha fatto eco poco dopo il portavoce dell’Ue per la politica estera, Peter Stano. E dalla Casa Bianca al cancelliere Olaf Scholz, dal governo britannico di Rishi Sunak a quello italiano di Giorgia Meloni, tutti i partner hanno corretto il tiro francese, assicurando che non intendono inviare truppe di terra in Ucraina, pur riaffermando il pieno impegno a sostegno di Kiev nella lotta per la propria sovranità e integrità territoriale.


«Non coi nostri soldati»

«La conferenza organizzata ieri a Parigi dal presidente Macron ha costituito l’occasione per riaffermare, con la partecipazione del viceministro Cirielli, il pieno impegno dell’Italia a sostegno dell’Ucraina nella lotta a difesa della propria sovranità e integrità territoriale», ha ricordato in particolare Palazzo Chigi, mettendo in chiaro come «fin dall’aggressione russa di due anni fa vi è stata piena coesione di tutti gli Alleati nel supporto da offrire a Kiev», ma, è l’annotazione chiave, «questo supporto non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o Nato». Di fatto solo la Polonia, tra i partner Nato, si è detta aperta alla possibilità di un impegno diretto una volta trovato il consenso.


Le precisazioni da Parigi

Inevitabile alla fine tornasse sulla vicenda l’Eliseo stesso. Il ministro degli Esteri Stéphane Séjourné ha confermato, ma anche precisato, il senso delle dichiarazioni di Macron: «Le truppe occidentali potrebbero schierarsi in Ucraina senza violare alcuna “soglia di belligeranza”», si legge in una nota attribuita a Sejourné. Ciò significa «sminamento e produzione di armi sul territorio ucraino». Azioni, queste, che potrebbero rendere necessaria una presenza in loco, «senza oltrepassare la soglia della belligeranza», viene appunto sottolineato. A correggere il tiro è stato però anche lo stesso Eliseo, che ha specificato come Macron «ha detto che si è discusso di nuovi mezzi per sostenere l’Ucraina e non si tratta di dichiarare guerra alla Russia: vogliamo evitare qualsiasi escalation».

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