I 5 mila elettori che hanno deciso le urne in Sardegna e i 70 mila voti persi da Meloni: perché ha vinto Todde

Nel centrodestra ora si punta il dito su Solinas. Ma intanto la sconfitta per FdI è impietosa

Sono 5.379 gli elettori che hanno deciso lo scontro in Sardegna tra Alessandra Todde e Paolo Truzzu. Mentre il 70 mila hanno voltato le spalle a Fratelli d’Italia rispetto alle elezioni politiche. Un risultato significativo visto che alla fine la candidata di centrosinistra e Movimento 5 Stelle ha superato l’avversario per 2.615 voti, ovvero lo 0,4% del totale. Mentre il voto di lista vede prevalere il centrodestra con sei punti percentuali in più rispetto al centrosinistra. L’analisi dei flussi elettorali del voto alle elezioni regionali dimostra che il voto disgiunto è stato decisivo: in tanti hanno messo la crocetta su una lista della coalizione di centrodestra ma poi hanno preferito Todde come presidente di Regione. Ma chi sono i «traditori» che hanno voltato le spalle a Giorgia Meloni?


La Lega e il Partito Sardo d’Azione

Il giorno dopo la sconfitta la premier getta in pubblico acqua sul fuoco. In privato, raccontano i retroscena dei giornali, la sua furia non è più rivolta al Carroccio ma al Partito Sardo d’Azione. Che, per vendicarsi della bocciatura di Solinas e dell’imposizione del candidato da Roma, avrebbe fatto il dispetto di preferire l’avversario per dare un segnale. Anche se Matteo Salvini nell’immaginario meloniano rimane sempre sul banco dei cattivi: «Cercherà sempre di dissociarsi» dal centrodestra. Come dimostrano anche le dichiarazioni sulle auto cinesi in Italia. Quella del Capitano però è una lotta per la sopravvivenza: dopo la sbornia della scorsa legislatura culminata nel trionfo europeo (fine a sé stesso, però, visto che è rimasto fuori dal governo dell’Ue) il leader della Lega dovrà fronteggiare il prossimo flop delle urne di Strasburgo. Perché un generale Vannacci non basterà di certo a tamponare l’emorragia.


La barricata

E perché intanto nella Lega la maretta nei suoi confronti si fa sempre più alta. Nel nome del Nord e di Luca Zaia, come si capisce dalle critiche dell’assessore veneto alle attività produttive Roberto Marcato: «Non capisco cosa c’entri con la nostra storia e le nostre battaglie sull’autonomia». Per questo il campanello d’allarme della Sardegna risuona forte nelle altre regioni al voto: in Abruzzo, dove il governatore Marsilio di FdI è confortato da sondaggi favorevoli. Ma anche in Basilicata e in Umbria, dove invece la partita è più in bilico e perdere il governatore avrebbe un richiamo a livello nazionale ancora più marcato, visto che si tratta di regioni che il centrodestra ha strappato al centrosinistra e ritornerebbero all’ovile.

La conta dei voti

Per FdI la conta dei voti è impietosa. Il sorpasso del Partito Democratico è acuito dal dato dei voti persi rispetto alle politiche 2022: 70 mila. Mentre Todde è riuscita a farsi votare da 40 mila elettori in più rispetto ai partiti della sua coalizione. «Ma il centrosinistra nel complesso ha perso voti», spiega oggi al Corriere della Sera Carlo Buttaroni di Tecné. «Rispetto alle politiche M5s e Pd sono sotto di 4 mila, mentre il centrodestra ne ha guadagnati 50 mila», spiega. Ma sono tutti andati alle liste civiche che facevano parte dei nove che hanno appoggiato il sindaco di Cagliari. Il M5s ha sì vinto con la sua candidata, ma ha perso due terzi dei voti rispetto a due anni fa. Se Atene piange, Sparta ha poco da ridere.

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