Strage di Erba: decisione rinviata al 16 aprile per la revisione del processo di Olindo Romano e Rosa Bazzi

La Corte ha chiesto più tempo per studiare le memorie difensive. La coppia ha chiesto di non essere ripresa dalle telecamere. Azouz Marzouk: «Emozionato, stiamo avendo la nostra rivincita»

Tutto rinviato al prossimo 16 aprile, quando si saprà il destino sul processo di revisione della sentenza per la strage di Erba, per cui sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi nel dicembre 2006. Il presidente della Corte Antonio Minervini ha accolto la richiesta degli avvocati della coppia. «A prescindere che non ce la facevamo a chiudere il processo oggi, credo che la memoria di parte civile richieda un po’ di studio», ha dichiarato. Nico D’Avola, legale difensore di Olindo e Rosa Bazzi, aveva chiesto «più tempo» per leggere le memorie difensive.


Presente in aula Azouz Marzouk che nella strage ha perso la moglie Raffaella Castagna il figlio Youssef di 2 anni, ma crede nell’innocenza di Rosa e Olindo. «Sono emozionato, stiamo avendo la nostra rivincita. Sto facendo questa lotta per tutti. La pista della droga che tutti vogliono far credere mi sta creando molto problemi ora che mi sto trasferendo qui in Italia anche per trovare lavoro», ha dichiarato davanti al Palazzo di Giustizia di Brescia. L’udienza è iniziata e la coppia incriminata è arrivata in aula scortata dagli agenti. Attraverso i loro legali hanno chiesto di non essere ripresi dalle telecamere.


 L’avvocato generale dello Stato: «Richiesta inammissibile»

L’’Avvocato generale dello Stato, Domenico Chiaro, è stato il primo a intervenire. «Siamo di fronte a una manifesta inammissibilità delle richieste di prova. Si sono superati determinati limiti, spetta a noi far tornare questo processo nell’alveo della normalità. Non è vero che la condanna si fonda solo su tre prove. Se anche ne cadesse una avremmo comunque la possibilità di fare un processo indiziario. Quelle tre prove non sono le uniche sufficienti per la condanna», ha dichiarato. «Ci sono il poderoso movente, la manutenzione del contatore, il comportamento anonimo degli imputati, gli esiti parlanti del consulente sulle lesioni delle vittime, la mano sinistra meno forte e quella destra più forte. Non ci sono fatti nuovi. Devono esserlo anche dal punto di vista probatorio. Non è vero che la condizione mentale degli imputati non sia mai stata valutata. C’è stata una costante osservazione psichiatrica in carcere», ha aggiunto.

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