La notte infame di Piotta, nel nuovo disco l’amore per il fratello morto: «Così sono sopravvissuto al dolore» – L’intervista

Il rapper romano pubblica il suo decimo album, firmato assieme al fratello prematuramente scomparso

Si intitola ‘Na notte infame il nuovo album di Tommaso Zanello, da tutti conosciuto come Piotta. Il decimo album da lui firmato, anche se il conto fa undici se si considera la splendida colonna sonora della serie Suburra, che in pratica ha fatto da ponte per la distribuzione della sua musica in tutto il mondo. E anche sul discorso firma andrebbe fatta una precisazione, perché questo suo nuovo album ne porta un’altra accanto, il cognome è uguale, Zanello, il nome è diverso, si tratta infatti di Fabio, fratello maggiore di Piotta, apprezzato scrittore e saggista recentemente e prematuramente scomparso. Ma quello di Piotta non è certamente un esercizio di retorica, un semplice omaggio, una dedica, un modo come un altro per permettere alla figura dell’amato fratello di rimanere, nella sua storia e anche in quella di chi ascolta. No, ‘Na notte infame (che riprende il titolo del romanzo ‘Na botta infame, cui autore è proprio Fabio Zanello) è un disco che esplora il rapporto orizzontale tra due fratelli, entrambi presenti in questo disco, anche vocalmente, come nella title track, in Lode a Dio e in particolare nella struggente, meravigliosa, Ode romana. Il Piotta che troviamo è nuovamente maturo, d’altra parte si è fatto un uomo di 50 anni, potrebbe fare giusto da padre al Supercafone che abbiamo tanto amato e che, a distanza di oltre vent’anni, comunque, giocando a contestualizzarlo nella discografia odierna, lo percepiremmo come intellettualismo satirico puro e genialoide. Questo nuovo lavoro chiude una sorta di trilogia partita anni fa con Interno 7, in cui l’esigenza pulsante diventava la narrazione profonda, intima, assolutamente poetica e cantautorale negli intenti, mai arrendevole agli input dell’industria discografica. È proseguita con Suburra, dove al centro in qualche modo ci sono vizi e virtù della sua Roma, e si conclude con il capitolo certamente più doloroso di questo percorso, come artista e come uomo. «Io nella sfortuna e nella tragedia, per l’ennesima volta, ho ringraziato il giorno in cui mi sono innamorato della musica, perché ho il privilegio, nella sfiga, di elaborare il lutto, lavorarlo e cercare di elevarlo ad una forma anche collettiva» dice a Open, ammettendo tutto l’amore e il legame possibile con la musica e con queste undici canzoni, undici tappe per esaurire un lutto così gigantesco. In realtà le tappe potremmo considerarle 12 perché parallelamente all’album Tommaso Zanello mette l’autografo, sempre insieme al fratello, anche sul romanzo Corso Trieste, edito da La Nave di Teseo, un’ancora più accurata narrazione a due voci della loro vita a Roma, di come si è sviluppata e di come le vite di due fratelli possano completarsi fino ad incastrarsi in un amore che non conosce umane barriere.


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