Ecco come il Cremlino ha speso oltre 1 miliardo di euro per la rielezione di Vladimir Putin

Una massiccia e costosa operazione orchestrata in vista dell’invasione in Ucraina e del risultato desiderato alle elezioni del 2024

Mentre Vladimir Putin intensifica i suoi sforzi per mantenere alta la visibilità in vista delle prossime elezioni presidenziali russe del 15 e 17 marzo 2024, emergono dettagli sull’impegno del Cremlino nel promuovere la sua immagine. Di recente Putin è stato visto in pubblico in diverse occasioni, tra cui un incontro con giovani a Sochi e la foto scattata con l’italiano Jorit, con l’obiettivo di influenzare sia il sentiment popolare, sia l’opinione internazionale. L’evento giovanile viene citato all’interno di alcuni documenti trafugati dal Cremlino datati dal 2020 al dicembre 2023, ottenuti dal media estone Delfi, che svelano una spesa di oltre un miliardo di euro* a favore di una consolidata rielezione del leader russo a seguito dell’invasione in Ucraina. L’inchiesta, nata dalla collaborazione con i media VSquare, Frontstory (Polonia), Expressen (Svezia), Tamedia (Svizzera), oltre ai tedeschi Der Spiegel e ZDF, insieme a fonti indipendenti russe come Meduza e iStories, porta il nome di “Kremlin Leaks”.


L’inchiesta rivela un’imponente operazione di propaganda orchestrata anni prima dell’invasione russa in Ucraina, destinata a rafforzare l’operato e la figura di Vladimir Putin nei territori occupati e di fronte all’opinione pubblica russa in vista delle elezioni presidenziali. Di fatto, il leader russo non può e non deve perdere consensi rispetto alle precedenti elezioni a seguito della sua “operazione speciale”.


Il trucco delle “No Profit” per aggirare i controlli

Nell’inchiesta “Kremlin Leaks”, il media indipendente russo Meduza spiega come questi fondi siano stati utilizzati evitando la legge sugli appalti russi: sfruttando “organizzazioni senza scopo di lucro” fondate e gestite da persone vicine al Cremlino, che di fatto ne controlla l’operato. Quella che ha ottenuto il maggior beneficio (180 milioni di euro) è il cosiddetto “Istituto per lo sviluppo di Internet” (Институт развития интернета) responsabile della creazione di film, serie TV e “giochi mobile patriotici”.

La massiccia propaganda mediatica

L’inchiesta delinea come una sostanziosa parte del budget sia stata destinata alla produzione di film e serie televisive che celebrano gli “eroi moderni russi” e alimentano il sentimento nazionale nel Paese e nei territori occupati a seguito dell’invasione in Ucraina. La spesa più corposa tocca i 630 milioni di euro, con l’intento di consolidare il sostegno per Putin attraverso una narrativa controllata e lusinghiera.

Uno dei film in programma durante le elezioni è quello che vede come protagonista un giovane artista di nome Ryabinin che abbandona il pacifismo per combattere come volontario contro l’Ucraina. Sul sito di streaming russo Wink è stata pubblicata una serie TV ambientata nella Germania dell’Est dove il protagonista è una spia sovietica del KGB, ricordando palesemente il passato di Vladimir Putin. Altre produzioni sono state realizzate al fine di svergognare e umiliare l’Ucraina e l’Occidente ritraendo Zelensky come un burattino manovrato dagli “anglo-americani”.

Un altro ente “no profit” protagonista dell’operazione di propaganda è “Dialog”, incaricata di garantire che le opere cinematografiche dell’Istituto raggiungano il maggior numero di spettatori in tutto il Paese. Con i suoi 2.800 dipendenti, è stato finanziato dal Cremlino con 68 milioni di euro.

La propaganda nei territori occupati

Non può mancare in alcun modo un successo elettorale per Vladimir Putin nei territori occupati, inclusi in queste elezioni presidenziali. Secondo i documenti trapelati, sono stati stanziati 2,4 milioni di euro solo ed esclusivamente al partito Russia Unita al fine di “sostenere le sedi regionali” come quelle di Donetsk (730 mila euro), dell’oblast di Cherson (609 mila euro), Lugansk e Zaporizhzhia (530 mila euro a testa).

Il canale Telegram Readovka, noto alla sezione Fact-checking di Open per diversi contenuti di disinformazione utili alla propaganda russa durante l’invasione in Ucraina (qui e qui due esempi), risulta tra i beneficiari dei fondi stanziati dal Cremlino. I documenti trapelati rivelano, secondo quanto riportato da VSquare, un finanziamento di 13 milioni di euro per le proprie attività e per il lancio di una rete mediatica di 20 canali nei territori occupati in Ucraina. Ad oggi, risultano aperti 19 canali dove operano stipendiati diversi “giornalisti” e “corrispondenti di guerra”. In un articolo del 2023 di Meduza, un ex dipendente di Readovka descrive la redazione come «una setta» dove il caporedattore Alexey Kostylev impartisce lezioni su come il mondo è cambiato con l’invasione in Ucraina e come la redazione dovesse «accettare il nuovo corso degli eventi senza fare domande».

Il controllo dei social media

Non solo propaganda e rieducazione, ma anche un controllo dei social media. Sempre secondo quanto riportato da ZDF, i documenti del Cremlino mostrano come nei territori occupati si debbano monitorare i profili dei cittadini al fine di identificare eventuali “minacce” e “fenomeni distruttivi”. VSquare rivela il nome della “no profit” usata per aggirare le leggi russe: il “Centro per lo studio dell’ambiente giovanile e il monitoraggio delle Reti” (ЦИСМ – Центр изучения и сетевого мониторинга молодёжной среды). Quest’ultimo avrebbe a disposizione un sistema capace di analizzare più di 50 milioni di account e la creazione di un database di quelli considerati “distruttivi” per un monitoraggio costante. Nei documenti, la “no profit” dovrebbe garantire il controllo dell’85% dei profili social nei territori occupati.

Indottrinamento dei giovani

Attraverso un decreto di Vladimir Putin del 2023, riscontrato nei documenti trafugati dal Cremlino, il Ministero dell’Istruzione e altre agenzie federali sono state incaricate di aumentare l’affluenza alle urne e il relativo sostegno ai principali candidati durante le elezioni del 15 e 17 marzo 2024. L’operazione prevede delle iniziative nelle scuole, svolte da degli “opinion leader”, al fine di “formare” i giovani stimolandoli a partecipare al voto e – ovviamente – a favore di Vladimir Putin. Tra gli “opinion leader” vengono elencati i propagandisti Kristina Potupchik, Aleksandr Malkevich e il regista Valery Timoshenko. Nella lista c’è anche Maria Butinaarrestata nel 2018 a Washington con l’accusa di essersi infiltrata negli Stati Uniti come agente della Federazione russa, protagonista della visita farsa nel carcere dove era imprigionato Navalny per conto dell’emittente del Cremlino RT.

Anche il Festival mondiale della gioventù, quella dove sono intervenuti gli italiani Jorit e Ornella Muti, rientra tra le spese citate nell’inchiesta “Kremlin Leaks”, con una cifra che si aggira intorno ai 45 milioni di euro. Il finanziamento fa parte di una serie di spese rivolte all’indottrinamento dei giovani attraverso eventi e istituzioni scolastiche. Tra questi, VSquare cita anche un «campo patriottico per bambini nella regione di Pskov». ZDF riporta che uno degli obiettivi degli investimenti è quello di coinvolgere i giovani dei territori occupati tra i 14 e i 25 anni a prendere parte a un progetto denominato “Russia – Terra di opportunità”.

Secondo i documenti, la “commissaria per i diritti dell’infanzia” Maria Lvova-Belova dovrebbe ricevere ulteriori 420 mila euro “per l’allontanamento dei bambini” dalle zone occupate in Ucraina.

Studi e sondaggi segreti sulla popolazione

Nulla è lasciato al caso e l’intera operazione andava monitorata valutando l’andamento del sentiment della popolazione nel corso degli anni. I documenti evidenziano l’approvazione di Putin nel destinare milioni di euro alla realizzazione di exit poll e ricerche sociologiche, in particolare nelle regioni dell’Ucraina occupata. Si aggiungono 28 milioni di euro in “costi aggiuntivi” per studi pre-elettorali che, secondo fonti di VSquare, mirano a individuare eventuali dissidi e problematiche in vista delle elezioni: «Vogliono conoscere quanto possano manomettere i risultati elettorali per ottenere i numeri desiderati da Mosca».

* I conti vengono riportati in questo articolo in euro e non in rubli. Il tasso di cambio, come indicato nell’inchiesta, è stato arrotondato in questa maniera: 1 rublo = 0,01 euro.

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