Matteo Garrone, il rimpianto sugli errori per l’Oscar per “Io Capitano”: «Perché potevamo vincere»

Ospite al Bif&st di Bari il regista romano lamenta la politica americana di sponsorizzazione di Io Capitano per gli Oscar

«Era possibile vincere», Matteo Garrone, ospite al Bif&st di Bari, torna sull’avventura di Io Capitano agli Oscar, film in gara nella categoria Miglior film straniero ma che è rientrato in Italia a mani vuote. «Purtroppo la campagna degli Oscar non è andata come doveva andare – racconta il regista – non abbiamo avuto il distributore americano giusto che ha investito quello che andava investito e poi, soprattutto, nessuno ci ha detto che si poteva correre in tutte le categorie. Una cosa che – prosegue nella spiegazione – fa la differenza perché è una gara in cui non tutti partono alla pari. Se corri per tutte le categorie hai come votanti tutti i diecimila dell’Academy, mentre per la categoria miglior film straniero a votare sono solo in mille». La statuetta alla fine è finita al regista inglese Jonathan Glazer per il suo La zona d’interesse e proprio sulla parte di giuria inglese Garrone specifica: «Gli inglesi votanti sono poi ben 900, mentre gli italiani poco più di 100. Insomma con l’iscrizione in tutte le categorie avremmo avuto più chance».


Garrone, romano di 55 anni, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, di cinque European Film Awards e sette David di Donatello, aggiunge poi: «Io capitano è comunque un film davvero strano. È stato rifiutato da alcuni festival e da tanti distributori e anche il fondo europeo di Euroimages, che in genere ha sempre sostenuto i miei film, questa volta ha detto no. Non ho avuto nessuna motivazione scritta, ma quando poi l’ho chiesto mi hanno detto che era stato bocciato perché trattava un tema cosi drammatico in maniera avventurosa». Impossibile non pensare che il film di Matteo Garrone, che al Petruzzelli riceve anche il premio Mario Monicelli per la miglior regia e il Federico Fellini Award for Cinematic Excellence, non risulti in qualche modo politico e, pur sorridendo, a questo proposito racconta ancora della proiezione avvenuta nella sede del Parlamento europeo di Bruxelles: «Il film ha ricevuto una lunga standing ovation. E poi, solo due settimane dopo, hanno fatto n quello stesso Parlamento una legge sui migranti anche peggiore».


Ma la vita di Io Capitano non si conclude certamente con la sconfitta di Los Angeles, infatti il regista coglie l’occasione per annunciare: «Ad aprile andremo in Senegal, dove tutto è iniziato, e porteremo il film nei villaggi più remoti con degli schermi mobili. Vale a dire che torneremo dove i due protagonisti esordienti, Seydou Sarr e Moustapha Fall, hanno cominciato il loro viaggio». Le dichiarazioni piccate di Matteo Garrone sono state commentate anche dall’ad di Rai Cinema e coproduttore e distributore italiano di Io Capitano Paolo Del Brocco, che ammette: «La mancanza iniziale di un distributore americano adeguato e importante ha fatto sì che il film non fosse iscritto in tutte le categorie». Matteo Garrone con Io Capitano è riuscito comunque a ritagliarsi un posto negli almanacchi di storia del cinema aggiudicandosi il Leone d’argento per la miglior regia alla 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

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