Gesto della pistola a Meloni, lo studente: «Non era rivolto a lei. Mi scuso, ma il dissenso rimane. Avrei dovuto fare il pugno chiuso»

Il giovane risponde al quotidiano la Repubblica sulle sue intenzioni durante la seduta al Senato: «Scriverò una lettera»

«Mi scuserò con una lettera ma non per arretrare sul dissenso, perché non cambio idea. Le scuse saranno solo per il gesto in sé, che arriva dalla storia di Autonomia Operaia». A la Repubblica parla lo studente protagonista di un episodio in Senato alla presenza della premier Giorgia Meloni. Il giovane del liceo Augusto Righi di Roma ha mimato, con indice teso e pollice all’insù, il gesto della pistola con le mani rivolgendolo verso le postazioni del governo, subito redarguito dalla professoressa. Il presidente La Russa, su invito dei colleghi, ha censurato l’accaduto. E in serata ha letto in Aula la lettera di scuse della dirigente dell’istituto con la promessa di una punizione severa, anche se La Russa ha sdrammatizzato e ha chiesto che non sia eccessiva. «Se avessi fatto il gesto del pugno chiuso forse tutto questo casino non sarebbe successo. Mi scuso, ma il dissenso nei confronti di questo governo e di questa classe politica rimane», dice ora il ragazzo al quotidiano romano, in attesa di capire cosa la scuola deciderà per lui, «nella mia lettera mi scuso coi presenti per il mio gesto, che non voleva essere di minaccia o un richiamo alla violenza e riconosco che si è trattato di un gesto sbagliato per esprimere dissenso nei confronti dei presenti. Tutti: destra e sinistra. E l’ho chiusa a mio modo, per ricordare che non siamo dalla stessa parte. Con ‘cari saluti antifascisti’». Lo studente ha poi voluto chiarire che il gesto non era affatto diretto verso la premier: «Era verso l’alto, le immagini e la prospettiva possono ingannare. Non ce l’ho con lei in particolare: questo non è un governo di santi e di bravi. E in Aula c’erano anche altri politici che in passato non hanno certo fatto il bene di studenti e cittadini».


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