Guerra a Gaza, l’Università di Torino blocca la cooperazione con Israele. Meloni: «Scelta preoccupante»

L’ateneo è il primo in Italia a non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con le realtà accademiche israeliane. La ministra Bernini: «Ogni forma di esclusione o boicottaggio sbagliata ed estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri atenei»

La premier Giorgia Meloni considera «preoccupante» la decisione dell’Università di Torino di non partecipare al bando 2024 per la cooperazione scientifica con Israele. «Se le istituzioni si piegano a questi metodi rischiamo di avere molti problemi», ha detto alla Camera oggi, mercoledì 20 marzo, durante la replica nel dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Il Senato accademico dell’UniTo nella giornata di ieri ha votato a maggioranza (solo 2 astenuti e 1 contrario) una mozione che ritiene non opportuna la collaborazione con le realtà accademiche israeliane visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza. In particolare, l’ateneo – primo a livello italiano e primo a bloccare la collaborazione con Tel Aviv – ha deciso di approvare un documento che blocca di fatto l’ultimo bando del Maeci che ha lo scopo di finanziare progetti congiunti di ricerca tra Italia e Israele in tre campi: le tecnologie per il suolo, per l’acqua (come trattamento di quella potabile, delle acque industriali e di scarico o la desalinizzazione) e l’ottica di precisione, elettronica e tecnologie quantistiche. «Tutti gli accordi e le collaborazioni in corso con le università israeliane rimangono attivi», ha sottolineato l’ateneo piemontese, «nel pieno rispetto dei principi e dei valori di libertà di pensiero e di ricerca dell’Università di Torino». Sulla decisione dell’Università è intervenuta anche la ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini: «È una scelta che non condivido seppur assunta nell’ambito dell’autonomia propria degli Atenei. È triste – continua Bernini – che una scelta simile coincida con la prima giornata nazionale delle Università che ha come titolo: “Porte aperte” Ed è francamente sconcertante che si possa pensare di chiuderle. Ritengo – conclude la ministra – ogni forma di esclusione o boicottaggio sbagliata ed estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei da sempre ispirata all’apertura e all’inclusività».


Le richieste degli studenti

La decisione dell’ateneo, primo a livello italiano, è arrivata dopo un’assemblea con gli studenti del collettivo «Cambiare Rotta» e «Progetto Palestina», che nella mattinata di martedì avevano chiesto un confronto sul tema, interrompendo la seduta del Senato accademico. Gli studenti, entrati ieri nei locali di via Verdi, avevano chiesto al rettore Stefano Geuna di aderire alla lettera aperta firmata dai quasi 1.700 docenti di tutta Italia, tra cui 60 torinesi, inviata al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nella quale si chiedeva la sospensione del bando per la cooperazione tra istituzioni italiane e israeliane in materia di ricerca scientifica. «Chiediamo che la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani venga sospesa – scrivono i firmatari – con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele affinché si impegni al rispetto del diritto internazionale tutto, come è giustamente richiesto a tutti gli stati del mondo».

Secondo gli studenti, molte università nel mondo stanno agendo in questa direzione: nel febbraio del 2024, l’Università della California Davis ha disinvestito 20 milioni di dollari per la collaborazione e lo stesso hanno fatto quattro università norvegesi. «Nella Striscia di Gaza – si legge ancora nella lettera – a causa delle operazioni militari israeliane, assistiamo a un vero e proprio “scolasticidio”, ovvero la sistematica, totale e intenzionale distruzione del sistema educativo locale e uccisione di massa di studenti, ricercatori e docenti. Come evidenziato da numerosi report, negli ultimi quattro mesi il sistema educativo di Gaza, che comprendeva prima dell’ottobre 2023 oltre 625.000 studenti e circa 23.000 insegnanti e professori, è stato annientato. Israele ha sistematicamente distrutto tutte le università di Gaza. Oltre alla distruzione delle università, la maggior parte degli edifici scolastici di Gaza sono danneggiati», conclude il comunicato.

La denuncia della comunità ebraica

Per la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, «si è superata ogni linea rossa e la preoccupazione per la situazione universitaria dilaga». Per questo «facciamo un appello a Meloni, a Bernini e alla presidente della Crui Iannantuoni – continua -, affinché la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance sull’antisemitismo sia recepita a pieno da tutte le Università italiane. Chiarendo in modo lapidario che ogni forma di boicottaggio e demonizzazione, sono antisemitismo. L’Università italiana non si può piegare alle irruzioni e alle distorsioni», ha detto Di Segni all’Ansa. Dello stesso tono il commento di Stefano Parisi, presidente dell’ Associazione «Setteottobre», «si tratta di una scelta gravissima ed inquietante e ci riporta ad un passato lontano che non avremmo mai voluto rivivere. Colpire il mondo dell’università e della ricerca di Israele che è all’avanguardia nel mondo ed impedire la collaborazione con un ateneo importante come quello di Torino, che potrebbe portare ricadute positive per il nostro Paese, è l’ennesima dimostrazione del clima di odio antisemita che dal 7 ottobre sta montando con furia in Italia». E, infine, l’appello: «Chiediamo a tutte le istituzioni ed in particolare al Ministro per l’Università e la Ricerca, alla CRUI e alla società civile di impegnarsi e di intervenire per bloccare una deriva allarmante e intollerabile per una democrazia liberale», conclude Parisi.

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