Bruxelles, i leader Ue riuniti per rilanciare l’energia atomica: «Il nucleare è pulito, ne serve di più». Assente la Germania

Al summit – parallelo al Consiglio europeo – hanno partecipato una trentina di delegazioni nazionali: per l’Italia presente il ministro Tajani. La protesta di Greenpeace fuori dall’edificio

Il Consiglio europeo non è l’unico vertice che oggi, giovedì 21 marzo, ha riunito capi di Stato e ministri a Bruxelles. L’altro evento della giornata è il summit sull’energia nucleare, presieduto dal primo ministro belga, Alexander De Croo, e dal direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), Rafael Mariano Grossi. Al vertice hanno partecipato una trentina di delegazioni provenienti da tutto il mondo, compresa l’Italia, rappresentata per l’occasione dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’accordo finale sottoscritto dai leader prevede l’impegno nel riaffermare il ruolo dell’energia nucleare come «componente chiave» della lotta ai cambiamenti climatici e, al contempo, sbloccare i finanziamenti pubblici e privati verso l’atomo. «L’energia nucleare produce oggi un quarto dell’energia pulita su scala globale, pari al 25%, di cui la metà arriva dall’Unione europea. Non è un’utopia, è la realtà. Ma ne serve di più», ha dichiarato il direttore dell’Aiea nel suo intervento a Bruxelles. Il grande assente del vertice di oggi è la Germania, che lo scorso anno ha spento i suoi ultimi tre reattori nucleari e punta ora a raggiungere il 100% di energia da fonti rinnovabili entro il 2035.


La strategia Ue in quattro mosse

Le politiche energetiche adottate dall’Unione europea nel corso dell’ultima legislatura hanno puntato soprattutto sulle rinnovabili, relegando al nucleare un ruolo di secondo piano. Negli ultimi anni, però, l’atomo è tornato a prendersi la scena. Lo scorso dicembre, è stato menzionato per la prima volta in modo esplicito nel documento finale della Cop28 di Dubai, dove un gruppo di 20 paesi ha anche firmato un patto per «triplicare le capacità energetiche nucleari nel mondo entro il 2050». A dicembre, poi, l’Unione Europea ha inserito l’energia atomica tra le tecnologie considerate «strategiche» per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050. Una direzione confermata oggi anche da Ursula von der Leyen. Nel suo intervento al summit di Bruxelles, la presidente della Commissione europea ha riconosciuto che «ci sono opinioni diverse sull’energia dell’atomo», ma l’accoppiata nucleare-rinnovabili costituisce «la spina dorsale della produzione di energia elettrica dell’Ue entro il 2050». Von der Leyen ha delineato dunque i quattro pilastri della strategia europea per il rilancio del nucleare. Primo: aumentare gli investimenti nel settore. Secondo: ampliare l’impegno per la transizione energetica. Terzo: considerare l’estensione della durata di vita delle centrali nucleari già esistenti. E infine, continuare a lavorare per portare al più presto sul mercato i piccoli reattori modulari, su cui anche l’Italia ha dimostrato un certo interesse.


Il pressing di Macron e l’Italia alla finestra

A oggi, circa un quarto dell’energia prodotta nell’Unione Europea arriva dal nucleare. Se si guarda ai singoli Paesi, però, soltanto 12 su 27 possono contare su almeno una centrale in funzione. A fare la parte del leone è la Francia, che possiede 56 dei 100 reattori attivi in territorio Ue. Un vantaggio competitivo a cui oggi Emmanuel Macron non ha alcuna intenzione di rinunciare, anzi. «In Francia produrremo 90 gigawatt di capacità da programma e, oltre a questi, annuncerò ulteriori 14 GW», ha rivelato il presidente francese, senza indicare tempistiche o altri dettagli. La richiesta su cui più insiste la Francia riguarda i finanziamenti ai progetti legati all’atomo, con Macron che oggi da Bruxelles ha auspicato un maggior coinvolgimento della Bei, la Banca europea per gli investimenti. Al summit in Belgio era presente anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha ribadito l’interesse del governo per l’energia atomica: «L’Italia guarda all’indipendenza energetica per progressivamente lasciare le fonti fossili e per puntare sul mix energetico in cui ci siano le rinnovabili, l’idrogeno e anche il nucleare».

Le proteste di Greenpeace

Mentre dentro l’Expo di Bruxelles si discuteva il rilancio del nucleare in Europa e nel mondo, fuori dall’edificio si è svolta una manifestazione di protesta di Greenpeace e altre sigle ambientaliste. «Siamo in emergenza climatica, perciò il tempo è prezioso, ma i governi riuniti qui oggi intendono sprecarlo raccontando favole sull’energia nucleare», ha spiegato Lorelei Limousin, senior campaigner di Greenpeace EU. Secondo l’associazione, puntare sull’energia nucleare significa abbracciare un processo «troppo lento e troppo costoso», non compatibile con l’urgenza della crisi climatica. Gli attivisti ribadiscono dunque le proprie controproposte: «I governi dovrebbero piuttosto incentivare le fonti rinnovabili, il risparmio energetico e soluzioni più efficaci e utili per le persone, come l’isolamento termico delle abitazioni e la mobilità sostenibile».

Foto di copertina: EPA/Olivier Hoslet | Da sinistra: il primo ministro belga Alexander De Croo, la presidente della Commissione europea European Ursula von der Leyen e il direttore generale dell’Aiea Rafael Mariano Grossi (Bruxelles, 21 marzo 2024)

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