«Decaro? Lo portai dalla sorella del boss e le dissi “Te lo affido”»: è polemica sul governatore Emiliano. Lui: «Frase fraintesa» – Il video

L’ira di Forza Italia «Parole sconcertanti. Se i boss minacciano si va in Procura non a casa loro»

Il governatore della Puglia, Michele Emiliano finisce nella bufera politica per un suo ricordo, o meglio aneddoto, detto alla manifestazione di oggi 23 marzo a sostegno del sindaco di Bari, Antonio Decaro. La protesta nasce in reazione alla decisione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di istituire una commissione di accesso per valutare lo scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni della mafia, in seguito ai 130 arresti avvenuti nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Nel suo intervento Emiliano ha ricordato il periodo in cui Decaro era suo assessore mentre lui, invece, ricopriva il ruolo di sindaco. Parlando, però, racconta un episodio che sta suscitando polemiche: inizia a dire di aver accompagnato Decaro, all’epoca alle prese con la decisione di chiudere al traffico Bari Vecchia, a casa della sorella del boss Antonio Capriati per «affidarglielo».


L’aneddoto di Emiliano accende la polemica

«Un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia (…). Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine», racconta Emiliano. «Quindi, gli ho detto, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido». Poi, però, conclude mettendo in risalto l’impegno antimafia di Decaro: «Ricordo che dopo pochi mesi andammo a confiscare tutte le case dei Capriati in piazza San Pietro». E sottolinea: «Chi sta cercando di rovinare un lavoro così lungo e difficile non sa quanto sia costato». Tuttavia, l’aneddoto del governatore ha già acceso lo scontro politico. «Parole sconcertanti. Se i boss minacciano si va in Procura non a casa loro», commenta su X l capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri. Interviene anche il leader di Azione, Carlo Calenda che commentando il video su X si limita a un: «Ma io… ma come si fa».


La replica di Emiliano: frase fraintesa

«Leggo agenzie nelle quali si fraintende una frase che ventimila persone presenti oggi in piazza hanno perfettamente compreso. Ho raccontato un fatto realmente avvenuto quando chiudemmo al traffico Bari Vecchia. E di fronte ad un episodio nel quale avevano invitato il mio assessore ad andarsene dai luoghi dove stava lavorando, andai di persona dalla sorella incensurata del boss Antonio Capriati, che avevo arrestato e fatto rinviare a giudizio e poi condannare per omicidio, per farle capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all’assessore solo con modi civili ed educati (e qui l’iperbole “te lo affido se ha bisogno di bere, di assistenza“) visto che si trovava lì per svolgere il suo lavoro». Questa la replica del governatore Michele Emiliano alle accuse. «Quando dopo pochi mesi – aggiunge – confiscammo come Comune di Bari le case della famiglia Capriati site lì vicino, nessuno si oppose e adesso quelle case sono centri sociali importanti e mai nessuno li ha più infastiditi. Questi i fatti. Questa la mia condotta, che ripeterei. Perché Decaro potè finire tranquillamente il suo lavoro di assessore al traffico creando la ZTL a Bari vecchia e perché abbiamo realizzato un enorme lavoro per liberare piazza San Pietro. Agii come avrebbe agito un carabiniere di fronte ad un fatto non perfettamente definito che andava stroncato con la autorevolezza della figura del sindaco che senza strepiti risolse ogni problema e mise tranquilli coloro che avevano creato problemi».

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