Le ultime parole di Fabrizio, detenuto schizofrenico, prima del suicidio al carcere di Torino: «Papi, ogni tanto mi sembra di non farcela»

La chiamata al padre e poi il terribile gesto. Era destinato a una Rems ma le liste d’attesa sono lunghe anni

Ha chiamato suo padre, domenica scorsa. La stessa persona che ha accoltellato durante una delle sue crisi psicotiche. E poi, dopo quella chiamata, Fabrizio Alvaro Nunez Sanchez, 31 anni, detenuto affetto da una grave forma di schizofrenia, si è tolto la vita. Lo hanno trovato impiccato con un lenzuolo nella sua cella nel carcere Vallette di Torino. Ottava sezione. Ma, come riporta Repubblica Torino, Fabrizio non doveva stare lì. Era destinato a una Rems. Lo aveva deciso il giudice, questo 23 novembre, ordinandone il trasferimento. Ma le Rems in Piemonte, due per la precisione, sono strapiene. La sua legale Francesca D’Urzo, chiedeva informazioni sulle liste d’attesa, ma nulla da fare. Quella coda non si è mai assottigliata. Per un posto si aspettano anche anni. Troppi forse per Fabrizio. «Papi come stai? Non preoccuparti per me. Sto bene», ha detto al telefono al padre domenica prima di dire addio a tutti. «Sì, li faccio gli esercizi di ginnastica. Sì, studio. Però dopo che li ho fatti, gli esercizi, ho ancora tutto il giorno davanti. E dopo che ho studiato, nessuno mi fa uscire di qui. Ogni tanto mi sembra di non farcela. Quando mi faranno uscire, vorrei tornare in Ecuador. Ma sto bene papi. Tu non preoccuparti». Il 31enne è il ventisettesimo suicidio in carcere, in Italia, dall’inizio dell’anno. Fabrizio era arrivato a Torino quando aveva sei anni. Studiava economia. Sapeva fare il sommelier. Ma la schizofrenia, emersa durante l’adolescenza, non lo mollava. Un tentativo di suicidio nel 2015 poi il 26 agosto ha cercato di accoltellare il padre con un coltello da cucina. Ora sulla sua morte in carcere è stato aperto un fascicolo.


(in copertina foto di Tom Blackout su Unsplash)


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