«Sono stata violentata da mio padre», ma è tutto falso: assolto in appello un uomo di 43 anni

Secondo la Corte d’appello, la ragazza avrebbe accusato il padre, pur sapendo che era innocente, per sbarazzarsi delle attenzioni della madre

Un uomo di 43 anni è stato assolto in appello dall’accusa di aver violentato la figlia minorenne. La sentenza del tribunale romano ribalta il verdetto dei giudici di primo grado, che avevano condannato l’uomo – di professione carpentiere – a otto anni di reclusione con il rito abbreviato. Dopo 27 mesi trascorsi tra carcere e domiciliari, è arrivata la svolta giudiziaria. Secondo i giudici d’appello, la ragazza avrebbe accusato il padre di abusi sessuali pur sapendolo innocente. Una bugia attraverso cui la giovane, secondo quanto ricostruito dalle indagini e riportato dal Corriere della Sera, avrebbe cercato di sbarazzarsi delle attenzioni della madre e iniziare a frequentare un ragazzo conosciuto su internet.


Le attenzioni

«La minore si muoveva avendo quale obiettivo quello di liberarsi delle attenzioni della madre per realizzare il suo adolescenziale disegno di incontrare il ragazzo con il quale non aveva mai avuto contatti personali, ma del quale pareva molto innamorata», scrivono i giudici. Tutto avrebbe avuto inizio quando la madre della ragazza, oggi 17enne, aveva sorpreso la figlia a inviare foto di nudo al ragazzo conosciuto su internet. La donna avrebbe minacciato di denunciare quest’ultimo. E la figlia, in tutta risposta, le avrebbe risposto: «Piuttosto dovrei denunciare papà per aver abusato di me». All’inizio la madre non ci crede, ma alla fine si convince a denunciare l’ex marito, che viene arrestato nell’ottobre del 2021. In primo grado viene condannato, ma i giudici d’appello, rileggendo la storia, ne danno una versione completamente diversa.


Niente abusi

Gli abusi sessuali non si sarebbero mai verificati e la «pesantissima accusa» lanciata nei confronti del padre, scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza, non sarebbe altro che «un diversivo» usato dalla ragazza «per lucrare della contrapposizione tra i genitori».

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