La prima magia di Silvan: «Ho fatto sparire mia sorella»

La vita e la carriera di Aldo Savoldello, che si esibisce ancora

Si chiama Aldo Savoldello ma tutti lo conoscono come il Mago Silvan. Si esibisce ancora (l’ultimo spettacolo è stato a Treviso). E la forza la trova nella «genetica. Sono felice, amo la vita, i miei figli, i nipoti e le persone che mi stanno accanto. Sono un uomo fortunato. Ho sempre cercato di raggiungere i miei traguardi artistici con onestà». Nell’intervista che rilascia oggi a Libero Silvan spiega che “mago” e “illusionista” «sono sinonimi. Mago è il termine che viene usato abitualmente per una dizione comprensibile. Prestigiatore è termine esatto, dal latino praesto e digitus, in sintesi svelto con le mani». Si allena ancora «due, tre ore al giorno». E i suoi segreti sono «passione, tenacia, esercizio costante. La stessa domanda può essere rivolta a un ciclista, tennista, corridore, danzatore, pugile».


Il suo gioco preferito

Mentre elenca i suoi giochi preferiti: «Dal tagliare donne a fettine e farle levitare a mezz’aria, o a trasformarle in tigri o pantere. Nei miei spettacoli, la pura destrezza. Fare apparire o sparire 140 carte da gioco con l’ausilio delle sole mani». Le lame nei suoi spettacoli «sono vere». E ha anche conquistato donne con il potere della magia. Perché «l’arte magica affonda le sue radici in epoche molto lontane. In Egitto, in Grecia, a Roma, la destrezza del mago era camuffata da magia per asservire il potere politico sociale e religioso. Potrei discettare per ore della sua storia che da sempre affascina l’uomo». Il suo primo gioco è stato «far sparire mia sorella Udilla allestendo i drappeggi necessari nel salotto di casa». Infine, spiega la genesi di Sim Sala Bim: «È una frase che ha sostituito le mie primissime parole magiche: “Tac tac se rumba yama cler” come tributo e omaggio a un grande prestigiatore danese del secolo scorso. Dante».


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