Billie Eilish e le sue battaglie per la sostenibilità nella musica: «Io penso all’ambiente, le altre star ai soldi. È irritante»

La cantante ha ereditato la battaglia per l’ambiente dalla madre: i suoi vinili sono realizzati con materiali riciclati e i suoi tour 100% sostenibili

Appena 22 anni, due album all’attivo che fruttano mensilmente oltre 65 milioni di ascoltatori solo su Spotify, e molti dei suoi brani che superano agilmente i due miliardi di stream. Due anche gli Oscar per la migliore canzone originale portati a casa, un record per una persona così giovane. Il primo nel 2021, la canzone si intitola come il film: No Time To Die; mentre la seconda, ritirata appena poche settimane fa, si intitola What Was I Made For? ed è inclusa nella colonna sonora del discusso Barbie. L’artista che può vantare questi numeri è Billie Eilish, figlia di Patrick O’Connell e Maggie Baird. Ed è proprio quest’ultima, attrice e sceneggiatrice teatrale particolarmente impegnata sulle tematiche ambientali, ad aver trasmesso la sua passione per questa battaglia alla figlia. Una preoccupazione che la giovane Billie deve aver assorbito benissimo, tanto che in una recente intervista per Billboard USA si è scagliata contro la vendita dei vinili, giudicata da lei eccessiva. «Viviamo in un’epoca in cui è molto importante per alcuni artisti aggiungere contenuti speciali solo per realizzare ogni sorta di vinile e packaging diverso, il che aumenta le vendite, aumenta i numeri e fa guadagnare loro più soldi. Non riesco a dire quanto sia uno spreco». Anche se poi la 22enne le parole le trova lo stesso: «Trovo davvero frustrante il fatto che faccio di tutto per essere sostenibile e cercare di coinvolgere tutto il mio team, e poi ci sono alcuni dei più grandi artisti del mondo che realizzano 40 dannati package di vinili diversi solo per vendere di più. È irritante per me che siamo ancora a un punto in cui ti preoccupi così tanto dei tuoi numeri e ti preoccupi così tanto di fare soldi…e sono tutti i tuoi artisti preferiti a fare quella merda». A chi individuava nei suoi colleghi, in particolare Taylor Swift, il bersaglio delle sue critiche, ha dovuto rispondere con un messaggio sui social che invitava a leggere con più attenzione le sue dichiarazioni. Anche perché Billie Eilish è la prima ad essere uscita con otto diverse versioni in vinile di Happier Than Ever, il suo secondo album. In quel caso però si trattava di un vinile interamente riciclato e venduto in una confezione fatta di zucchero di canna, al contrario dei vinili che vediamo in negozi e mercatini, la maggior parte dei quali stampati su materiali vergine e prodotti in resina di plastica.


La battaglia per il clima

D’altra parte la giovane Eilish ha sempre combattuto per sensibilizzare il pubblico nei confronti della crisi climatica in atto, trasformando la battaglia in musica, come successo per il videoclip di All The Good Girls Go To Hell, lanciato su YouTube con un plateale invito a partecipare agli scioperi globali per il clima: «La nostra Terra si sta riscaldando a una velocità senza precedenti, le calotte polari si stanno sciogliendo, i nostri oceani si stanno alzando, la nostra fauna selvatica è stata avvelenata e le nostre foreste stanno bruciando». Nel 2020 invia una lettera dal titolo Face the Climate ai leader mondiali chiedendo di smetterla di minimizzare una crisi così grave. Quello è anche l’anno in cui la madre fonda Support + Feed, una società che mira a mitigare il cambiamento climatico e aumentare la sicurezza alimentare incoraggiando l’accettazione e l’accessibilità degli alimenti a base vegetale. Inoltre Billie Eilish ha contribuito a lanciare e finanziare il progetto di decarbonizzazione musicale di REVERB (segnalato a lei e alla madre da Chris Martin dei Coldplay), per eliminare definitivamente le emissioni di carbonio create dall’industria musicale. Eilish in questo senso ha collaborato con l’organizzazione nel suo tour Happier Than Ever del 2022, risparmiando 8,8 milioni di litri d’acqua servendo pasti a base vegetale per gli artisti e la troupe. Nemmeno la Nike e Gucci hanno proferito parola quando, lavorando con loro in qualità di testimonial, Billie Ellish ha voluto ridisegnare le mitiche Air Force 1 riproponendole in una versione in pelle nabuk vegana realizzata con l’80% di materiali riciclati e il 100% di poliestere riciclato. Lo scorso ottobre invece è stata protagonista di una campagna Gucci che presentava la sua classica borsa Horsebit del 1955 in Demetra, un’alternativa vegana alla pelle realizzata con il 75% di materie prime di origine vegetale: per il prestigioso marchio, la prima volta in assoluto. «Sì, moriremo tutti presto – dice Billie Eilish nell’intervista – Ma possiamo fare del nostro meglio».


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