Super prezzi alimentari in Germania, Italia ultima nella Ue per rincari

Mini aumenti per vino, tè, caffè, birra e carne. Maxi, invece, per l’olio di oliva: +90,3%

Il carrello della spesa sta finalmente tornando a prezzi più ragionevoli in tutta Europa, grazie alla discesa dell’inflazione. Secondo Eurostat il costo medio della carne è aumentato nell’ultimo anno del 3,3%, ma all’interno di questo gruppo il pollame per la prima volta da molti anni ha registrato una diminuzione di prezzo dell’1,6%. A crescere ancora troppo è iSuper prezzi alimentari in Germania, Italia ultima nella Ue per rincarinvece la carne di maiale, che in dodici mesi ha fatto registrare un aumento del 5,7%. I prezzi però variano di Paese in Paese, e l’Italia ad esempio ha avuto il minore rincaro in Europa sulla carne in genere, ma è il terzo in classifica per i rincari sulla carne di pollo, che nella maggioranza degli altri paesi invece nell’ultimo anno ha visto registrare una variazione addirittura negativa.


In nove anni prezzi alimentari cresciuti del 31,4%: è la cifra più bassa nella Ue

Eurostat, infatti, ha costruito un paniere per confrontare i prezzi del carrello della spesa degli europei rispetto al febbraio 2015, che fa da punto di riferimento. Tutti hanno avuto grandi rincari in questi nove anni con i picchi legati all’inizio della guerra in Ucraina. Ma la sorpresa è che l’Italia è il Paese in cui l’aumento dei prezzi alimentari è stato il più basso in Europa: l’aumento è stato del 31,4 % nei nove anni, inferiore a quello registrato in Grecia (33,5%) ma soprattutto a quello della Germania, il paese dove il cibo è rincarato di più (47,7%). Secondo Paese nella classifica europea dei rincari alimentari la Spagna (+41%), e terzo l’Austria (+36,4%).


Crescono tanto i prezzi delle patate (+61,4%), dello zucchero e del burro

Per l’Italia il prodotto che è aumentato di meno rispetto al 2015 è stato il vino, il cui prezzo mediamente è cresciuto del 9,9% (rincaro più basso d’Europa, dove guida la classifica la Spagna con +25,7%). L’Italia è anche il Paese in cui è aumentato di meno il prezzo del caffè e del tè (uniti da Eurostat nello stesso paniere): prezzi su dell’11,3% in nove anni, a confronto con la Grecia che con un aumento del 39% guida questa classifica. Il prodotto che invece è aumentato di più è l’olio di oliva, cresciuto nello stesso arco di tempo del 90,3%. L’Italia è il quinto Paese per rincari in questa classifica, anche qui guidata dalla Spagna dove l’olio di oliva è rincarato addirittura del 154,7%. Altri aumenti consistenti nel carrello della spesa italiana quello delle patate (+61,4%), quello dello zucchero (+55,2%) e quello del burro (+51,4%). Il quinto posto nella classifica italiana dei generi alimentari cresciuti di prezzo è quello delle verdure (+42%). Il rincaro è sensibile, ma è il più basso registrato in Europa dove è il Portogallo a guidare la classifica con un aumento del 52,7%. Subito alle spalle il rincaro italiano sulla frutta (+41%), che è il terzo aumento più alto nella classifica europea.

La Germania è il paese con il cibo più caro del vecchio continente

I prodotti alimentari sono cresciuti di prezzo tantissimo in Germania, che conquista il primo posto in classifica per gli aumenti di burro, carne bovina, carne di maiale, pollame, formaggi e latticini, latte fresco e yoghurt. La Grecia guida la classifica dei rincari per the e caffè, carne ovina e birra. La Spagna ha avuto i prezzi più alti per la frutta, per il vino e per l’olio di oliva. Il Portogallo è in testa per i rincari della verdura e dello yoghurt, l’Austria è invece il paese in questi anni dove è rincarato di più il pesce: +60,1% contro l’aumento del 29,3% registrato in Italia. Il paese dove il pesce è rincarato di meno è invece la Grecia. In nessuna classifica dei generi alimentari l’Italia figura prima per aumenti in questi anni: per nove prodotti è invece ultima in classifica perché i prezzi sono cresciuti meno rispetto agli altri paesi, per tre prodotti è invece penultima in classifica (uova, formaggi e birra) con solo un altro paese dove l’inflazione ha morso di meno. Per i consumatori italiani le cose quindi ora non vanno così male.

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