Beatrice Venezi: «Mi attaccano sulla competenza, è lo stesso meccanismo di Mia Martini»

La direttrice d’orchestra: con Meloni ci conosciamo da tempo

Beatrice Venezi dice che essere conservatori «è imperdonabile». E che nei suoi confronti «il gioco è sempre lo stesso: distruggere il proprio nemico attaccandolo sulla sua competenza tecnica, cercando di smontare una preparazione costruita in decenni — studio da quando ho 6 anni e da 12 lavoro come direttore d’orchestra». La direttrice d’orchestra dice che «è il meccanismo Mia Martini: a forza di dire che portava sfiga sappiamo la fine tragica che ha fatto. Ma penso che se c’è questo accanimento nei miei confronti in definitiva mi temono», spiega in un’intervista al Corriere della Sera.


Voce fuori dal coro

E dice che si sente una voce fuori dal coro, come il titolo del suo programma: «Sicuramente c’è qualcosa di autobiografico. Esprimo posizioni che non sono conformi al mainstream, a partire dal mio mondo, quello della musica classica. Quello che ora teniamo sotto una teca di cristallo una volta era paragonabile al pop di oggi. Si aspettava la nuova opera di Donizetti come oggi si aspetta il nuovo pezzo di Elodie». Poi dice che la accusano «di non essere sufficientemente femminista perché voglio farmi chiamare direttore o maestro, al maschile. Laura Boldrini disse che avevo “un problema serio che dimostra poca autostima”. Il femminismo dovrebbe essere una questione concreta, non ideologica, a sostegno delle istanze femminili. Invece è banalmente legato alle dispute lessicali».


Meloni e Sangiuliano

Poi parla dei rapporti con Meloni: «Ci conosciamo da tempo, ben prima che diventasse un personaggio di spicco nella politica. È una persona per cui nutro stima, innanzitutto umana. Ma — ripeto — non abbiamo mai avuto un rapporto politico». E della consulenza per il ministro Sangiuliano: «Io non faccio politica, non ho una tessera di partito. Il mio ruolo al ministero è sensibilizzare la politica a determinate problematiche di un settore che è stato lasciato per decenni in una sorta di autogestione. Penso di potere dare il mio contributo a un sistema che in alcuni casi è storto e perverso: sono un’idealista e l’interesse collettivo ha prevalso su quello personale».

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