La protesta dei cittadini delle Isole Canarie contro gli eccessi del turismo: «Il costo della vita è diventato insostenibile per noi»

Il turismo rappresenta un terzo del Pil dell’arcipelago spagnolo. Ma un terzo degli residenti è a rischio povertà o esclusione sociale

Gli abitanti delle Isole Canarie, una delle mete preferite dei turisti di tutto il mondo, sono scesi in piazza per protestare contro l’industria del turismo e chiedere un tetto massimo al numero di persone a cui consentire l’ingresso. La protesta si è riunita sotto lo slogan Canarias se agota, «le Canarie hanno un limite», e ha ricevuto il sostegno anche di numerose organizzazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, Wwf, Ecologists in Action e Amici della Terra. «Siamo arrivati ​​al punto in cui l’equilibrio tra l’uso delle risorse e il benessere della popolazione qui si è rotto, soprattutto nell’ultimo anno», ha spiegato al Guardian Víctor Martín, portavoce del collettivo Canarias se Agota. Una settimana fa, undici membri del gruppo hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la costruzione di due grandi hotel di lusso nel sud di Tenerife, una delle otto isole che compongono l’arcipelago.


L’impatto negativo del turismo

Le Isole Canarie contano circa 2,2 milioni di abitanti e nel 2023 hanno visto un afflusso turistico di 13,9 milioni di persone. Gli ultimi dati, relativi al 2022, dicono che il turismo rappresenta oltre un terzo (il 35%) del Pil dell’arcipelago. Un comparto fondamentale per l’economia delle isole, su questo non c’è dubbio. Ciò che i residenti contestano sono gli effetti negativi che l’over tourism porta con sé, a partire dallo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e dal fenomeno del caro affitti. L’istituto nazionale di statistica spagnolo stima che circa un terzo della popolazione delle Canarie (il 33,8%) sia a rischio povertà o esclusione sociale. Si tratta del dato più alto in tutta la Spagna, secondo solo all’Andalusia.


Le richieste dei residenti

«Il problema non sono i turisti», precisa Víctor Martín. «Il problema – continua il portavoce del movimento di protesta – è un modello costruito attorno, e con la connivenza di, una classe imprenditoriale che non vuole ascoltare ciò che deve essere fatto, e con una classe politica che serve quella classe imprenditoriale invece di servire tutti i cittadini». Sul breve termine, i residenti chiedono innanzitutto uno stop ai due mega-villaggi turistici di lusso in costruzione a Tenerife. Guardando al futuro, invece, la richiesta è di ripensare il modello di sviluppo dell’arcipelago, cercando di bilanciare il turismo con l’attenzione verso i bisogni dei residenti. «Questo ripensamento del modello turistico potrebbe collocare le Canarie sulla mappa come esempio di sviluppo turistico sostenibile», spiega Martín.

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