Spagna, la Procura chiede l’archiviazione del caso contro la moglie di Pedro Sanchez: «Prove insufficienti»

Il prossimo 29 aprile il premier farà sapere se rimarrà al governo oppure darà le dimissioni

Nuovo colpo di scena nella vicenda giudiziaria che ha coinvolto Begona Gomez, la moglie del presidente del governo di Spagna Pedro Sanchez. La Procura ha chiesto oggi, giovedì 25 aprile, l’archiviazione dell’indagine preliminare a suo carico, aperta dal giudice della sezione istruttoria n.41 del Tribunale di Madrid per presunto abuso di informazione privilegiata e corruzione in affari. Lo rende noto El Pais, sul proprio sito. La stessa Procura ha, quindi, presentato un ricorso davanti al tribunale dell’Audiencia provinciale di Madrid perché archivi il caso aperto dal giudice istruttore nella fase di indagini preliminari sulla base di una denuncia presentata dal sindacato di destra Manos Limpias fondata su una serie di articoli giornalistici usciti su quotidiani conservatori come, ad esempio, El Confidencial. Diverse fonti, citate dal giornale spagnolo, fanno sapere che non ci sarebbero «prove sufficienti e concrete» nell’esposto per l’ammissione al procedimento. 


La notizia dell’indagine a carico di Gomez ha inevitabilmente provocato un terremoto politico in Spagna. Il premier Sanchez ha annunciato ieri un periodo di pausa di 5 giorni dai suoi doveri per valutare se «vale la pena» rimanere al vertice dell’esecutivo dopo le accuse sollevate contro sua moglie. «Vale la pena restare alla guida di questo governo o devo rinunciare a questo alto onore?», si chiedeva nella lunga lettera indirizzata ai suoi cittadini e pubblicata sul suo canale X. Nel frattempo, il leader del Partito popolare, Alberto Nunez Feijoo ha criticato duramente la decisione del premier di prendersi una pausa di riflessione: «Il presidente non può dimettersi come chi se ne va per il ponte perché non si giustifica», ha detto Feijoo ai cronisti, accusando Sanchez di «montare uno spettacolo da adolescente perché gli vadano dietro chiedendogli di non andarsene e di non arrabbiarsi». Per il leader dei popolari «tutto sembra indicare che Sanchez ha avviato un’operazione di sopravvivenza politica per governare per compassione», ha concluso Feijoo. 


Il dilemma che sta tormentando il premier spagnolo, dimettersi o restare al governo, verrà sciolto in una conferenza stampa il prossimo 29 aprile, in cui Sanchez farà sapere la sua decisione. Intanto, Psoe, esecutivo e militanti socialisti hanno fatto quadrato attorno al primo ministro, dopo lo shock per la «lettera alla cittadinanza». «Siamo tutti molto impegnati affinché la decisione che prenderà lunedì Pedro Sanchez sia quella di continuare a guidare un progetto imprescindibile per questo Paese, di successo economico e sociale», fanno sapere. «La destra e l’estrema destra hanno superato troppe linee rosse, gli attacchi personali sono inammissibili e devono finire una volta per tutte», ha detto la numero due dell’esecutivo, la vicepremier Maria Jesus Montero alla Radio Cadena Ser. E ha bollato come «meschina» l’interpretazione fatta dal Pp e da Vox all’opposizione sul fatto che la mossa di Sanchez risponda a una strategia politica o elettorale. Una manifestazione di solidarietà al premier è stata convocata per sabato a Madrid e su Change.org è partita una raccolta di firme con l’appello al presidente del Consiglio a restare alla Moncloa.

Leggi anche: