Il fentanyl è sbarcato in Italia: trovato grazie a un consumatore di eroina che ha riscontrato effetti strani dopo una dose

Nel mix di eroina, codeina e diazepam è stato rilevato un 5% della sostanza che in America sta causando una strage per overdose

Negli Stati Uniti, nell’ultimo anno, il 70% di morti per overdose è stato causato dal fentanyl. Si tratta di un oppioide usato in medicina, 100 volte più potente della morfina, che si è diffuso rapidamente sul dark web. Fino a qualche settimana fa, si riteneva che la cosiddetta droga degli zombie non avesse permeato il mercato italiano degli stupefacenti. Invece, dopo che la sostanza è stata rilevata in uno spettrometro di un drug checking a Perugia, l’allarme è scattato anche nel nostro Paese. La scoperta è stata possibile grazie a una persona dipendente da eroina che, dopo aver consumato una dose, ha avvertito effetti strani. Così, ha chiesto di analizzare la sostanza in un laboratorio: oltre all’eroina, alla codeina e al diazepam, nel mix è stato rilevato un 5% di fentanyl.


La dose

Lorenzo Camoletto, referente nazionale del gruppo riduzione dei risschi e dei danni del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, ha riferito a Repubblica: «Adesso sappiamo che è arrivato. La nostra situazione non ha nulla a che vedere con quella americana. Non ha senso allarmarsi oltre un certo limite, ma neanche far finta che non significhi nulla. Diciamo che siamo a un livello di allerta gialla e soprattutto che siamo in grado di avvisare istituzioni e consumatori del rischio reale di assumere questa sostanza pericolosissima». La dose di eroina tagliata con il fentanyl resta, al momento, l’unico caso verificato in Italia. La procura del capoluogo umbro sta indagando per capire se si tratta dell’inizio di un’invasione del fentanyl nelle piazze di spaccio italiane, tenendo a mente la gravità del dato americano: questa droga, negli Usa, ha causato più di 100 mila morti.


A Perugia

Per ora, nelle zone di Perugia, non è stato riscontrato un aumento di pazienti in overdose. Ma per approfondire meglio la materia, sarebbe necessario incrementare quei servizi di prossimità di strada: «Basta dire che il drug checking è disponibile solo in quattro regioni: il Piemonte – l’unica che lo ha inserito a tutti gli effetti nel sistema regionale, ha spiegato Camoletto -, l’Umbria e in via ancora sperimentale Lazio e Liguria. Quando la presenza di nuove sostanze viene rivelata con modalità tradizionali, dai sequestri delle forze dell’ordine al monitoraggio delle acque reflue fino all’esame di urina o capelli, è già tardi. In questo caso è stato proprio un consumatore, uno di quelli che entrano in contatto con i nostri operatori delle unità mobile che si muovono nelle piazze di spaccio o nei rave party, a chiedere il nostro aiuto per analizzare quella droga che gli aveva dato degli effetti indesiderati e a lui sconosciuti. E di solito almeno la metà dei consumatori, se le analisi certificano la presenza di sostanze sconosciute, rinuncia ad assumerle».

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