Berlusconi l’animalista, il racconto di Cicchitto: «Quando Putin lo portò a caccia non volle sparare ai caprioli. Poi dietro un albero vomitò»

L’ex senatore ricorda un episodio che turbò il leader di Forza Italia: «Questo era ed è Putin. Ma in Forza Italia nessuno, tranne me e Capezzone, contestava l’appeasement con il presidente russo»

Oggi Fabrizio Cicchitto racconta al Corriere della Sera il legame tra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e il presidente russo Vladimir Putin. Ma c’è un episodio che fece vacillare le certezze dell’ex presidente del Consiglio, «perché Vladimir mi ha mostrato di sé un’indole violenta che non immaginavo in un uomo così gentile e razionale». Cicchitto ricorda le parole dell’ex cavaliere: «Putin mi ha detto: “Silvio, andiamo a caccia”. Ho pensato: “A caccia? Non ho mai toccato un fucile”. Ma lui insisteva e allora l’ho accompagnato. Quando siamo arrivati nel bosco mi ha dato un fucile. Mi è venuta l’ansia. Mentre camminavamo nella neve, ha visto due caprioli e mi ha fatto cenno di mirarne uno: “Quello è il tuo. Spara”. Gli ho fatto capire che manco morto avrei sparato. Allora ha sparato lui a entrambi e li ha uccisi. Mi ha guardato soddisfatto: “Oggi ti offrirò un cibo straordinario”. È sceso giù dal pendio per andare verso gli animali, impugnando un coltello. Ha squartato una bestia e gli ha estratto il cuore. Poi si è fatto consegnare da un uomo della scorta un vassoio di legno, me lo ha dato e ci ha messo sopra quel pezzo di carne sanguinante: “Sarà un pasto eccezionale”. Mi è venuto un colpo. Mi sono nascosto dietro un albero e ho vomitato». E infine Berlusconi ammise: «Forse è solo l’abitudine di un cacciatore».


Cicchitto, Paolo Guzzanti e quell’opposizione a Putin

«Rammento – aggiunge Cicchitto al Corriere – quando Paolo Guzzanti era presidente della commissione parlamentare Mitrokhin, che doveva indagare sulle attività illegali dei servizi segreti sovietici in Italia fino al 1984. Guzzanti voleva verificare se Romano Prodi fosse stato un agente russo. Cosa assolutamente non vera, anche se aveva rapporti profondissimi con Mosca grazie all’associazione Prometeia. Alla caccia di queste prove, Guzzanti finì in mezzo a uno scontro tra spie russe che avevano l’abitudine di usare il polonio per togliere di mezzo personaggi scomodi. Tanto che la sua auto veniva tenuta lontana dalla residenza di Berlusconi. E gli uomini della mia scorta stavano alla larga dalla scorta di Guzzanti, nel timore di venire contagiati da eventuali radiazioni. Questo era ed è Putin. Ma in Forza Italia nessuno, tranne me e Daniele Capezzone, contestava l’appeasement di Berlusconi con il presidente russo».


(foto copertina ANSA / POOL / VIKTOR KOROTAYEV)

Leggi anche: