Ilda Boccassini: l’indagine sull’ex pm per false informazioni sulle stragi, Berlusconi e Dell’Utri

Una fonte nel 1994 rivelò le parole di un pentito sulla mafia e il Cavaliere. Ma…

False informazioni ai pubblici ministeri. È questo il reato che i pubblici ministeri di Firenze Luca Tescaroli e Luca Turco contestano all’ex illustre collega Ilda Boccassini. Perché, «richiesta di fornire informazioni ai fini delle indagini, taceva ciò che sapeva intorno ai fatti sui quali veniva sentita». E, segnatamente, «non forniva al pm il nominativo della fonte che aveva informato il giornalista Giuseppe D’Avanzo, secondo il racconto che quest’ultimo aveva fatto durante un colloquio privato». Su Repubblica nel 1994 il cronista aveva raccontato insieme ad Attilio Bolzoni le accuse del pentito Salvatore Cancemi a Silvio Berlusconi. Poco prima di morire, nel 2011, D’Avanzo rivelò alla pm il nome di chi gli aveva dato la notizia. Ma Boccassini non ha voluto rivelare nulla a chi indaga sulle stragi del 1993.


La stanza numero 30

Il libro La Stanza numero 30 riporta le memorie di Boccassini. A quella storia delle accuse la pm dedica otto pagine. Cancemi fa mettere a verbale che Totò Riina gli rivelò di aver avuto un incontro con persone molto importanti prima della strage di Capaci. ‘U Curtu gli fece anche confidenze sui suoi rapporti con Silvio Berlusconi mediati da Marcello Dell’Utri e dei 200 milioni di lire che riceveva dall’imprenditore televisivo. D’Avanzo raccontò in seguito a Boccassini che una persona conosciuta da entrambi lo svegliò nel cuore della notte per leggergli i verbali di Cancemi. Poi lo congedò senza altre parole. Boccassini non ha scritto quel nome nel libro «perché Peppe non c’è più e perché il suo interlocutore mi conosce bene. Forse sarebbe importante per tutti se volesse confrontarsi sui motivi che lo hanno spinto ad agire in quel modo».


Lo stallo

Forse Boccassini non ha voluto parlare perché l’altro avrebbe negato e questo avrebbe portato a una nuova situazione di stallo. Ora, fa sapere Il Fatto Quotidiano, i pubblici ministeri le contestano «l’articolo 371 bis comma 1 in relazione all’articolo 384 ter del codice penale». La reticenza nella deposizione sarebbe aggravata dal tipo di procedimento. Ne citano due: il 4703 del 2020 della Procura di Firenze, cioè l’indagine aperta allora contro Berlusconi e Dell’Utri per l’ipotesi di concorso nelle stragi del 1993 a Firenze e Milano. Ovvero quella in corso su Dell’Utri dopo la morte di Berlusconi. Se ne cita anche un altro: il numero 2756 del 2021 di Caltanissetta. Dove non si sa chi sia indagato. Ilda Boccassini ha ora 20 giorni per chiedere di essere sentita dai pm con l’avvocato di fiducia Paolo Della Sala per evitare la richiesta di rinvio a giudizio.

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