Flavio Briatore difende Giovanni Toti: «Il suo è stato un arresto elettorale»

L’imprenditore e l’amico: sono sotto shock

Flavio Briatore non crede che Giovanni Toti sia un corrotto. Anzi: «È un mio amico da circa vent’anni: è un galantuomo. Un governatore che ha lavorato molto bene in Liguria, ha creato opportunità di lavoro». L’imprenditore avrebbe dovuto incontrarlo poco prima del suo arresto per presentare il Twiga Baia Beniamin a Ventimiglia. E ora, dice al Giornale, è sotto shock: «Ero in macchina, in autostrada. Mi dirigevo a Ventimiglia dove insieme a Toti avrei dovuto tenere la conferenza per presentare alla stampa l’apertura del mio nuovo ristorante. Appena ho letto la notizia ho pensato che fosse uno scherzo. Non riconoscevo in quello che dicevano di lui la persona che conosco da sempre».


Arresto elettorale

Per Briatore quello di Toti è stato un arresto elettorale: «Il Gip da cinque mesi ha in mano questa pratica. Perché proprio oggi alla vigilia delle elezioni europee?». E ancora: «Un arresto mirato a danneggiare la reputazione della destra. Purtroppo i giudici hanno un potere enorme e fanno quello che vogliono. Guido Crosetto aveva ragione quando prevedeva un’offensiva della magistratura contro il centrodestra». Poi ricorda il suo caso: «Io sono stato messo molto in difficoltà dalla persecuzione giudiziaria che mi ha travolto. Vede, quando vieni attaccato, rinviato a giudizio, condannato, tutte le banche ti chiamano e ti chiedono di togliere i soldi in 48 ore. Capisce cosa significa per uno che fa impresa e vive di impresa? Se non sei forte ti rovinano».


Il pm e la barca

Secondo Briatore il suo è stato «un massacro durato dodici anni. Volevano quasi arrestarmi. Ricordo quando hanno fatto irruzione sulla mia barca e il Pm disse: “Adesso la barca non è più di Briatore, il sole lo prendo io”. Sono finito nei telegiornali, sulle prime pagine: Briatore evasore fiscale! Poi una volta che sono stato assolto, nessun tg ha dedicato l’apertura alla notizia». Mentre per fermare la magistratura «è indispensabile separare le carriere. Senza paura. Una riforma che va fatta in fretta». Anche se lui continuerà ad investire in Italia: «A metà giugno apriremo il Baia Benjamin. Invece di spingere gli italiani ad andare a Monaco, voglio che da Monaco vengano in Italia e creare un forte indotto. Saranno predisposte navette che porteranno i monegaschi a Ventimiglia. Un turismo ricco che lascerà soldi sul territorio. E ci lavoreranno 50 ragazzi locali».

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