Cateno De Luca: «Ho chiesto 100 mila euro a Renzi e Calenda e voglio staccare la Sicilia dall’Italia»
Cateno De Luca correrà alle elezioni europee con la lista Libertà. Anche se due settimane fa è finito in ospedale. I medici gli hanno imposto il riposo: «Abbiamo finito la cura antibiotica, siamo nella fase della convalescenza, ma ce la stiamo facendo in giro», dice oggi al Fatto Quotidiano. Ha ridotto da 300 a 150 i comizi programmati: «Ho medici volontari che mi seguono in base a dove mi sposto. Mi misurano la pressione, la saturazione, quelle cosette da controllare ogni giorno». Anche se i media la snobbano: «La Rai è diventata TeleMeloni, Bruno Vespa stabilisce chi è maggioranza e chi è opposizione. È un sistema asservito a un’oligarchia».
Il partito
De Luca spiega il suo programma elettorale: «Meno Europa, più Italia, più sovranità, più equità. Vasto programma. Siamo la costellazione della libertà. Il mio partito, Sud chiama Nord, è l’unico ad avere l’esenzione dalla raccolta firme, nel 2022 abbiamo eletto due parlamentari alle Politiche. Non mi pongo il problema se quelli con cui corro alle Europee saranno ancora con noi dopo il voto, magari diventeranno competitor, ma se superassimo il 4% sarebbero tutti liberi dalla raccolta firme alle prossime elezioni. Voglio aprire le porte della democrazia». E fa sapere di star ancora litigando: «Caino a Renzi gli fa un baffo, ti siedi al tavolo con lui e sta già pensando a come accoltellarti. Calenda invece il Sud lo conosce solo sulla carta geografica. Però mi hanno copiato il progetto: Calenda ha fatto una lista con 9 simboli, Renzi mi pare 4 o 5. Gli ho fatto causa per furto intellettuale: ho chiesto 100 mila euro a testa, tanto i soldi ce li hanno».
La Sicilia e l’Italia
Cateno racconta la sua storia: «A 14 anni attaccavo i manifesti della Dc a Fiumedinisi (Messina). Taormina è il quinto comune dove faccio il sindaco e sono alla quarta legislatura da deputato siciliano». Poi promette: «Tra qualche anno sarò presidente della Regione. La prima cosa che faccio è prendere un’ascia per tagliare i tubi che portano il petrolio raffinato dalla Sicilia al resto dell’Italia. Altro che scarto del residuo fiscale al Nord. Stacco la Sicilia dall’Italia». E lo stretto di Messina? «Il ponte di Matteo Verdini (sic) è una truffa. Serve per pagare un po’ di consulenze e chiudere certi contenziosi. Loro stessi sanno che non si farà mai. Ci hanno rapinato 2 miliardi e 200 milioni di fondi per sviluppo e coesione solo per fare affari, né più né meno».