Giuliano Giuliani: la storia del portiere ammalatosi di Aids dopo l’addio al celibato di Maradona

Il racconto della moglie e di un collega protetto dall’anonimato

Giuliano Giuliani è il portiere del secondo scudetto del Napoli. È morto a 38 anni per Aids, primo calciatore a contrarre ufficialmente la malattia. Walter Veltroni sul Corriere della Sera dice che ai suoi funerali non c’erano colleghi. Perché la sindrome di immunodeficienza acquisita era una malattia di cui vergognarsi. La moglie Raffaella De Rosario racconta come l’ha saputo: «Lui me lo disse a Udine, Aveva fatto gli esami di routine. Venne un giorno e mi confessò di essere sieropositivo. La mia vita precipitò nel buio. Mia figlia aveva un anno e mezzo, per fortuna era stata concepita prima che lui contraesse la malattia. Al dolore, e sinceramente anche la rabbia, per quello che stava succedendo a Giuliano, si accompagnò anche l’ansia per il mio destino».


Il destino

Raffaella racconta che con Giuliano erano «una coppia che aveva una normale vita coniugale. Lui forse aveva preso l’Aids a ottobre. Eravamo a giugno. Ho fatto i controlli ogni sei mesi, tutte le volte con la sensazione che potesse arrivare anche su di me la mannaia di quella malattia. Mi sono separata, sono andata a Napoli, con la bambina. Ero ferita, angosciata. Lui mi ha fatto causa, mi ha tagliato ogni contributo e ha chiesto l’affidamento della bambina». Ricorda di essere rimasta incinta nello stesso periodo in cui successe alla moglie di Maradona. E ricordo la meravigliosa celebrazione della vittoria nel campionato del 1990, su una nave in cui tutta la squadra si ritrovò. Sembrava tutto possibile, quella sera». Doveva andare a sostituire Walter Zenga all’Inter ma alla fine tutto saltò. E si ritrovò al Napoli su consiglio di Maradona, al quale aveva parato un rigore.


La festa a Buenos Aires

Poi arriva a Buenos Aires, alla festa di addio al celibato di Maradona. Un collega racconta cosa è successo, protetto dall’anonimato: «Giuliano era un ottimo portiere e un bravo ragazzo. Ma arrivò dopo Garella al quale tutti volevamo bene e risentì, incolpevolmente, di questa successione. Era complicato, chiuso. Durò solo due anni, nonostante fosse forte. Quella sera Diego aveva organizzato un addio al celibato a suo modo, c’erano quattordici ragazzi e 42 ragazze. Chi c’era mi ha raccontato che appena arrivarono le automobili con gli invitati si chiusero le porte e si spensero le luci. Giuliano fu visto tornare in albergo alle cinque di mattina, quella sera si è giocato la vita».

La morte

L’ultimo periodo di Giuliani invece lo racconta Raffaella: «Io avevo partorito da sette giorni, ovviamente non potei andare. Questa coincidenza mi ferì in modo particolare e fu una delle ragioni per le quali ci separammo. Ma gli sono restata accanto nella fase finale della sua vita. Lui aveva tentato di tutto per curarsi. Si era trasferito a Bologna e aveva trovato una nuova compagna che però, quando la malattia si è aggravata, lo ha lasciato. Lui non aveva nessuno, se non gli zii che avevano cresciuto lui e suo fratello, morto dopo una vita complicata. Giuliano non immaginava di morire. La sera prima, in ospedale, ero con lui. Mi ha detto: “Ci vediamo domani, voglio stare un po’ con Gessica, la nostra bambina.”. Mi ha fatto giurare che non avrei mai detto a sua figlia la causa della morte. Io lo feci. E ho tenuto fede a questa parola data».

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