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Giuli sull’inchiesta sul tax credit per il cinema: «Il sistema è stato hackerato». La Gdf indaga su 170 film costati milioni che hanno incassato spicci

alessandro giuli inchiesta tax credit film
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Il contributo del Ministero consente di coprire il 40% dei costi di produzione. Ma 170 pellicole sono costate milioni e hanno incassato poche migliaia di euro, destando il sospetto di chi indaga

«In questi giorni il sistema di accesso al tax credit è stato hackerato». Così il ministro della Cultura Alessandro Giuli aggiunge un ulteriore elemento alla vicenda sul tax credit per il cinema che è attualmente oggetto di un’inchiesta della Guardia di Finanza. A destare il sospetto di chi indaga è una serie di film finanziati tramite il contributo del Ministero delle Cultura che permette di coprire il 40% dei costi di produzione. Sono infatti decine di milioni di euro quelli elargiti, a fronte di incassi irrisori di 170 dei film prodotti che al botteghino hanno raccolto poche migliaia di euro. Altri film prodotti con tax credit non sono nemmeno usciti.

L’inchiesta sul tax credit

Al netto di ciò, commenta il ministro, l’attacco informatico «genera riflessioni sulla necessità di proteggere in termini di cybersecurity il nostro organismo digitale». Ad ogni modo, ha aggiunto ancora Giuli, «il ministero della Cultura non ha mai smesso di operare per quelle che sono le proprie missioni e sta dando un particolare tratto identitario al lavoro sulle periferie, sui borghi e tutto ciò che normalmente sembra essere periferia culturale». Ma la Guardia di Finanza, scrive oggi Il Fatto Quotidiano, ha avviato un accertamento fiscale sull’elenco che il Mic ha consegnato alle Fiamme Gialle a fine settembre. L’ipotesi di indagine è che ci siano state irregolarità nelle dichiarazioni. L’elenco è stato fornito dal nuovo ministro Alessandro Giuli. I controlli scatteranno per 33 case di produzione.

Minerva Pictures Group

Tra queste c’è la romana Minerva Pictures Group, che ha prodotto tanti film di successo. Ma non i cinque della lista del ministero. Si tratta di due film per ragazzi, ovvero Kid Santa del 2013 e Il magico mondo di Billie, che risale al primo agosto 2024. Il protagonista era Alec Baldwin, nel cast era presente Valeria Marini. Anche il fratello di Alec, William, ha fatto parte del cast. Ma secondo i dati di MyMoives il film ha incassato 17.300 euro. Kid Santa ha ottenuto circa 2,8 milioni di euro di tax credit, mentre Il Magico mondo di Billie è arrivato a superare i 2,9 milioni di euro. Un totale di 5,8 milioni, a coprire il 40% dei 14,5 milioni investiti dalla produzione. Poi ci sono Arctic Justice Thunder Squad che ha ottenuto 926 mila euro di tax credit, Vote for Santa per 375 mila euro e La buona strega del Natale per 373 mila euro.

I controlli fiscali

Per adesso si tratta di controlli fiscali: non ci sono fascicoli aperti in procura. Il presidente di Minerva Group Gianluca Curti e l’ufficio stampa della società non hanno risposto alle richieste di repliche del Fatto. Tra le 33 aziende che attendono la visita dei finanzieri c’è la Fenix, che ha prodotto un altro film di Natale con William Baldwin, Sherlock Santa, ottenendo 1,6 milioni di tax credit e 7.200 euro, sempre secondo i dati di MyMovies.it, incassati al box office nel 2023. Sempre William nel 2022 ha fatto Ladri di Natale, finanziato per 2,7 milioni e che ha incassato 5.600 euro. Un film di Francesco Cinquemani con Baldwin ha ottenuto un tax credit di 1,6 milioni.

I ricorsi

Intanto i decreti sul tax credit arrivati il 14 agosto sono a rischio ricorsi. Anzi, ce ne sono già 70 che riguardano piccoli produttori che dicono che così sarà impossibile lavorare. «Impugniamo i decreti a malincuore», spiega al Fatto Luisa Porrino, produttrice e regista. «Questo decreto ci impedisce di lavorare. Sappiamo che un ricorso può bloccare il sistema, ma non abbiamo scelta, siamo di fronte a una totale violazione delle leggi europee su cinema e pluralismo». La riforma del tax credit ha portato 500 milioni di debiti al ministero della Cultura. Ora i film che vogliono il tax credit devono garantire livelli di distribuzione e soldi per la promozione. Oppure vincere i contributi selettivi assegnati dalle commissioni ministeriale e avere una distribuzione rilevante: 50 sale in due settimane.

Le società di distribuzione

«Paradossalmente, i grandi che spendono 5-10 milioni per un film e magari incassano 800 mila euro, con una perdita, quella sì, davvero importante, potranno continuare a lavorare come prima. Noi artigiani no», spiega Porrino. Le società di distribuzione che danno accesso al credito sono 20, quasi tutte straniere. Secondo Michele Lo Foco, avvocato e membro del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo il decreto del 14 agosto e quelli dirigenziali successivi «sono caratterizzati da regole fuori da ogni normalità. Stanno facendo ricorso tutte le piccole e medie imprese, si è fatto di tutto per favorire le grandi imprese locali ed estere».

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