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Banco Bpm, il Cda boccia l’offerta pubblica di scambio di Unicredit: «Non riflette il nostro potenziale»

bpm unicredit rifiutata offerta scambio
bpm unicredit rifiutata offerta scambio
La decisione del cda dell'istituto di credito: «Preoccupati per ricadute sociali e sul lavoro»

L’offerta «non riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm». Così ha stabilito il Cda di Banco Bpm come si legge nel comunicato appena diramato. Una bocciatura in sostanza all’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit, istituto numero due nel panorama bancario italiano. Una riunione quella dei vertici della banca che si è protratta per molte ore da stamattina, 26 novembre, e su cui erano puntati i fari del mondo della finanza e del governo. E che si conclude con una valutazione negativa sulla Ops.

La decisione del cda

Secondo i vertici del Banco Bpm il valore potenziale di Piazza Meda «è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate, che si aggiungono alle azioni già contenute nel piano industriale 2023-26 e che si tradurranno in un aggiornamento degli obiettivi del piano medesimo, già in parte anticipati al mercato». Le sinergie di costo lorde stimate da Unicredit per 900 milioni sono «più di un terzo della base costi di Banco Bpm» e per questo «destano forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale». Lo sottolinea il cda dopo aver analizzato l’offerta del rivale. «Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’offerta», si legge nella nota.

Bpm: «Offerta Unicredit riduce la concorrenza»

Il Cda di Piazza Meda critica anche la ragione stessa della fusione avanzata da Unicredit che, scrivono nel comunicato, farebbe «venir meno l’autonomia giuridica di Banco Bpm, a discapito del brand e riducendo significativamente la concorrenza sul mercato bancario italiano sia per i clienti retail che per i clienti corporate». Le più colpite, sottolineano, sarebbero «le PMI ossia il tessuto produttivo a cui storicamente la Banca si rivolge».

Il focus rimane l’Opa su Anima

Banco Bpm rimane quindi focalizzato «sull’implementazione del piano 2023-2026, sull’esecuzione dell’Opa su Anima e sul conseguente aggiornamento del piano industriale, non trascurando alcuna opzione strategica che possa ulteriormente contribuire all’obiettivo di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders del gruppo», riporta ancora il comunicato.

«Condizioni di prezzo inusuali per operazioni del genere»

La decisione del Cda è stata presa all’unanimità. Gli azionisti hanno voluto però sottolineare che l’offerta di Unicredit «non è stata in alcun modo preventivamente concordata». Scendendo nel dettaglio, il Cda giudica l’Ops proveniente da piazza Gae Aulenti «inadeguata»: «L’offerta indica un corrispettivo unitario, interamente in azioni, che riflette un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale di Banco Bpm del 22 novembre, e uno sconto implicito del 7,6% rispetto al prezzo ufficiale di ieri. Tali condizioni (di prezzo, ndr) risultano del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia». Una bocciatura di fatto che trova una sponda, per Banco Bpm, nelle valutazioni del mercato sull’istituto: «Il mercato ha infatti riconosciuto a Banco Bpm una forte capacità di execution, sovraperformando gli obiettivi di piano annunciati e promuovendo importanti iniziative di rafforzamento dell’assetto delle fabbriche prodotto. Tali operazioni hanno permesso di creare valore per gli azionisti e per tutti gli altri stakeholders rafforzando in modo significativo il posizionamento competitivo della Banca, che oggi si pone tra i player con le migliori prospettive di crescita nell’attuale scenario di mercato, in condizioni di estrarre dalle fabbriche prodotto un contributo in prospettiva ancora più importante, riducendo nel contempo la propria esposizione al rischio di riduzione dei tassi di interesse».

Bpm e i rischi di Unicredit

Nel comunicato il Cda non lesina parole su Unicredit ricordando i rischi connessi «all’esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania nonché a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica che, in luogo di un’attrattiva concentrazione di Banco BPM nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona, si riposizionerebbe su aree oggi caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico».

La passivity rule

Infine, Banco Bpm ricorda la passivity rule a cui ora è assoggettata e che «condizionerà la flessibilità strategica del gruppo, in particolare con riferimento alle condizioni dell’offerta pubblica di acquisto su Anima Holding e al recente investimento nel capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena». Un quadro di ulteriore incertezza: «Viene quindi limitato lo spazio di manovra su base autonoma del management, che in questi anni ha dato prova di un forte track-record in termini di crescita organica e di iniziative straordinarie».

Foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

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