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Medicina, addio a test di ingresso e numero chiuso: via libera al Senato. Bernini: «Stop al turismo universitario»

27 Novembre 2024 - 18:31 Ygnazia Cigna
riforma medicina addio test ingresso bernini
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Il disegno di legge, cavallo di battaglia della ministra dell'Università e delle Ricerca, ora passa alla Camera per l'approvazione definitiva

Con 87 voti favorevoli, 40 contrari e 18 astensioni, il Senato ha dato il primo via libera al disegno di legge che modifica l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia. La riforma, ora attesa alla Camera per l’approvazione definitiva, punta a rivoluzionare il sistema di selezione, abolendo i test d’ingresso attualmente in vigore. La proposta – composta da tre articoli – prevede una delega al governo, che avrà un anno di tempo dall’entrata in vigore della legge per emanare i decreti legislativi necessari a riformare le modalità di accesso non solo per medicina, ma anche per odontoiatria, protesi dentaria e medicina veterinaria. «Oggi segniamo una svolta attesa da tantissimi studenti e da tantissime famiglie. Aboliamo i quiz per l’accesso a Medicina e apriamo il numero chiuso in modo sostenibile e programmato», ha dichiarato la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, al termine della votazione. La ministra ha ribadito che studenti e studentesse potranno iscriversi al primo semestre del corso di laurea, frequentare alcuni corsi ed esami previsti e, in caso di insuccesso, utilizzare i crediti ottenuti per altri percorsi accademici.

Il dibattito sulla riforma

Secondo Bernini, la riforma premia «l’impegno e lo studio» dei giovani, superando la logica «casuale e limitante» del test. Ma l’impatto non sarà solo accademico: «È anche un passo avanti per il sistema sanitario nazionale: stop al “turismo universitario” che spinge i nostri giovani a studiare all’estero e alla carenza dei medici in corsia. L’Italia è un’eccellenza nella formazione medica e sanitaria, e vogliamo che i nostri studenti restino qui per rendere il Paese ancora più forte». Il disegno di legge, tuttavia, in questi mesi ha scatenato polemiche tra le opposizioni e le associazioni di medici. Come spiegato dai Giovani Medici in un’intervista a Open, la norma è «fuorviante perché nel sistema sanitario non servono più laureati, ma professionisti nel pubblico».

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