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Roma, un lavoratore del centro ricerche di Casaccia esposto a radiazioni nucleari. L’Isin: «Avviati accertamenti»

29 Novembre 2024 - 19:19 Alba Romano
casaccia nucleare
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L'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare spiega in una nota che segue «l'evolversi della vicenda, che sembra al momento non prefigurare conseguenze severe»

Un lavoratore del centro di ricerche di Casaccia, pochi chilometri fuori Roma è stato esposto a radiazioni nell’impianto Plutonio. A render pubblico il suo caso è l’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare. «L’Isin – si legge nella nota dell’ispettorato pubblicata sul sito – nell’immediatezza della contaminazione ha effettuato una prima ispezione nell’impianto e ha raccolto a verbale le dichiarazioni dei responsabili dell’impianto sulla dinamica di quanto accaduto. Parallelamente, sta seguendo l’evolversi della vicenda, che sembra al momento non prefigurare conseguenze severe. Una seconda ispezione è stata già programmata e sarà effettuata nei prossimi giorni». «Resta, naturalmente, l’esigenza di accertare quanto accaduto e come si è potuta verificare la contaminazione di un esponente del personale, che dovrebbe operare in piena sicurezza grazie ai dispositivi di protezione previsti dalle normative in materia. Compito dell’Isin – spiega l’ispettorato – è anche accertare, ove vi fossero state, falle nelle procedure di sicurezza o nella loro attuazione e raccogliere elementi per individuare eventuali responsabilità». Casaccia raccoglie laboratori ed impianti dell’Enea. Sorge sulla via Anguillarese, a circa 25 km a nord-ovest della Capitale, vicino al lago di Bracciano.

«Non sappiamo come sia successo, l’impianto è gestito da Sogin»

«Non sappiamo con precisione cosa sia successo, perché l’impianto Plutonio è gestito da Sogin ai fini del suo smantellamento. Possiamo immaginare che in queste attività, un lavoratore sia accidentalmente entrato in contatto con plutonio e possa essere rimasto contaminato. Si tratta di un materiale molto radioattivo, ma le quantità in Casaccia sono minime», queste le parole all’ANSA del direttore del Dipartimento nucleare di Enea, Alessandro Dodaro. Dodaro sottolinea che «i livelli di indagine sono talmente accurati che a volte si procede a controlli anche per quantità minime e non pericolose per la salute. Nostri dipendenti sono stati controllati per la presenza di uranio nelle urine dovuto all’uso di acqua di fonte dei Castelli Romani, che non ha mai fatto male a nessuno». I lavoratori che hanno a che fare con materiali radioattivi sono sottoposti a tre tipi di controlli: «C’è il cosiddetto ‘mani – piedi’ quando si esce dalle zone con rischio di contaminazione, per verificare la presenza di materiale radioattivo su mani e piedi. Poi c’è il ‘dosimetro’, che misura l’energia rilasciata dalle radiazioni nel corpo. Infine si misura la radioattività presente nelle feci e nelle urine, per verificare se anche minuscole quantità di materiale radioattivo sono state ingerite o inalate».

(in copertina il pannello di controllo del reattore nucleare TRIGA del Centro Ricerche Casaccia dell’ENEA, riacceso in occasione del 50° anniversario dell’energia nucleare del Centro Ricerche il 20 ottobre 2010. Foto ALESSANDRO DI MEO/ANSA)

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