Il flop del liceo del Made in Italy spinge il governo a fare marcia indietro: non sostituirà l’indirizzo economico-sociale
È stato presentato un emendamento che abolisce l’obbligo di far confluire il liceo economico-sociale (Les) nel nuovo liceo del Made in Italy, cavallo di battaglia del governo Meloni. In base alla norma originaria, per ogni nuova classe del liceo Made in Italy si sarebbe dovuto chiudere un corrispondente percorso del Les. Un vincolo che aveva suscitato numerose polemiche: alcuni docenti avevano espresso la loro contrarietà con delibere e ordini del giorno nei collegi docenti, i sindacati si erano detti preoccupati per il passaggio da un indirizzo a forte connotazione umanistica a uno più orientato al mondo imprenditoriale, e la Conferenza Unificata aveva chiesto che il liceo Made in Italy fosse introdotto come opzione integrativa e non come sostituto dell’opzione economico-sociale.
Cosa cambia
La legge (27 dicembre 2023, n. 206)aveva previsto l’introduzione del nuovo liceo Made in Italy a partire dall’anno scolastico 2024/2025 (attualmente in corso), imponendo che l’opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane confluisse nei nuovi percorsi. Tuttavia, questa fusione si sarebbe applicata solo alle nuove classi prime, mentre le classi già esistenti avrebbero continuato fino al loro completamento. Ora, però, questo vincolo sembra essere destinato a essere eliminato. Due emendamenti presentati da Fratelli d’Italia e Lega, già approvati in Commissione e ora in esame all’Assemblea generale, cancellano l’obbligo di sostituzione.
Il flop del liceo Made in Italy
Si tratta di due emendamenti che sembrano rispondere a quello che si è rivelato, nei fatti, un flop del nuovo indirizzo. In questo primo anno di attivazione, il liceo Made in Italy ha avuto soltanto 375 iscritti in tutta Italia. E la formazione di nuove classi prime si è rivelata particolarmente difficile in molte scuole. Cancellare quindi solo in un numero esiguo l’indirizzo economico-sociale avrebbe frammentato il sistema scolastico. Emblematico il caso della scuola di Crema, dove a febbraio si era iscritto un solo studente in tutto l’istituto. Il dirigente scolastico aveva inizialmente proposto di avviare comunque la classe attraverso un sorteggio, salvo poi fare marcia indietro.