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La bambina morta per gli gnocchi e l’allergia al frumento, «Anche un piatto di pasta può essere fatale, ma attenzione ai segnali preventivi, molto difficile che non ci siano stati»

12 Dicembre 2024 - 15:30 Gemma Argento
Enza D’Auria responsabile della Struttura semplice di Allergologia pediatrica all’Ospedale dei Bambini “Buzzi” di Milano spiega a Open quali sono i reali rischi dell'allergia al frumento e come è possibile limitarli

Un piatto di gnocchi al ristorante, poi lo shock anafilattico fatale. La tragedia di Martina, la bambina di 9 anni deceduta a Roma ha suscitato non pochi timori sui rischi associati alle allergie al frumento, associando la reazione severa anche ai casi di celiachia, oltre 600mila in tutta Italia. In attesa che le indagini accertino in modo definitivo la correlazione tra il decesso della bambina e l’ingestione del piatto di pasta, le domande sulle allergie alimentari si moltiplicano. La dottoressa Enza D’Auria responsabile della Struttura semplice di Allergologia pediatrica all’Ospedale dei Bambini “Buzzi” di Milano spiega a Open quali sono i reali rischi. 

Dottoressa D’Auria, che cos’è intanto l’allergia al frumento? Un sinonimo di celiachia o è necessario fare differenze?

«Occorre senza dubbio fare le dovute distinzioni. Le malattie correlate al grano si dividono in malattie autoimmunitarie, di cui la malattia celiachia è la rappresentante, e malattie allergiche. Queste ultime si dividono a loro volta in due sottocapitoli: le cosiddette allergie IgE mediate, che sono anche quelle più pericolose in termini di reazioni, e quelle “non mediate” con reazioni avverse meno rischiose. Allergia al grano e celiachia vengono spesso confuse, ma pur avendo spesso un trattamento simile, come la dieta senza glutine, rappresentano due entità completamente diverse». 

In entrambi i casi bisogna stare lontani dal glutine, per cosa allora sono differenti?

«L’allergia al grano di tipo IgE mediato, che abbiamo citato, può arrivare ad avere sintomi ed esiti molto più pericolosi di quelli in cui ci si imbatte nei casi di celiachia. Può presentarsi con reazioni molto gravi da pochi minuti fino alle due ore dall’assunzione dell’alimento: il capostipite di queste reazioni severe è proprio lo shock anafilattico. Evento potenzialmente fatale che, nota bene, non si verifica invece con la celiachia. E ancora: la celiachia è una malattia permanente che richiede una dieta a vita. La stessa cosa può non succedere con l’allergia al frumento: in certi casi si può andare incontro a risoluzione rendendo la dietoterapia non più necessaria». 

Finora ha parlato di differenze anche e soprattutto nella tipologia di reazioni. Nei casi di allergie IgE mediate, le più pericolose, prima di arrivare all’anafilassi ci sono dei sintomi preventivi, indizi a cui poter fare attenzione? 

«Dopo aver ovviamente escluso la diagnosi di celiachia, attraverso esami del sangue, per le IgE mediate gli indizi più frequenti sono: manifestazioni cutanee come orticaria, angioedema, prurito, vomito, sintomi respiratori come tosse o fischio. Stare attenti ovviamente attenti anche ai segnali più piccoli, per esempio anche solo addominali. Nel caso in cui il soggetto, bambino o adulto che sia, risulti sintomatico in questi modi, e la diagnosi di celiachia sia stata esclusa tramite esami del sangue, allora è necessario procedere per le ulteriori verifiche con un allergologo specializzato.  Da questo punto di vista è bene sapere anche dell’esistenza di una reattività incrociata con altri cereali correlati al frumento. L’introduzione diretta di grano è certamente la causa principale, ma le stesse reazioni potrebbero verificarsi con l’ingestione di orzo e segale, per esempio, che nel bambino allergico al grano possono “crossreagire”. In tutti questi casi sarà l’allergologo a dover essere interpellato subito».

A questo punto quale sarà l’iter necessario?

«Il medico allergologo si avvarrà dell’utilizzo di test specifici, esami di laboratorio capaci di dosare la presenza degli IgE, gli anticorpi dell’allergia. Si tratta del classico prick test, o di esami di laboratorio ancora più specifici in grado di verificare se il soggetto risulti “sensibilizzato”.  Fondamentale è arrivare a questo passaggio, la diagnosi certa permetterà di impostare il trattamento corretto». 

A proposito di trattamento corretto. Il caso della bambina di Roma è ancora da accertare. Ma può un piatto di gnocchi essere fatale? 

«In caso di allergie IgE mediate sì. Anche con una quantità minima di alimento contenente grano, l’allergia al frumento può condurre a una reazione severa di questo tipo. Al contrario, ripeto, della celiachia. Ovviamente non tutte le anafilassi si concludono in modo così tragico. Soprattutto in casi di allergia accertata, ci sono strumenti specifici per poterle affrontare e far rientrare l’emergenza. Nel caso si arrivi da esperienze precedenti di shock anafilattico è bene essere sempre provvisti per esempio di adrenalina auto iniettante, un farmaco salvavita anche per i bambini». 

Non sappiamo se nel caso di Martina se ci fossero state delle avvisaglie precedenti. Quanto è possibile arrivare a una reazione così fatale senza aver avuto alcun sintomo prima?

«Si tratta di un alimento che nella nostra dieta abituale viene introdotto entro il primo anno di vita, a partire dal sesto mese con l’allattamento al seno. È difficile pensare che in età scolare il soggetto non abbia mai avuto sintomi, avendolo già introdotto da tempo. In linea generale, se il bambino non è un lattante, qualche sintomo correlato alla presenza di anticorpi IgE è sicuramente presente. Esiste poi un caso in cui la sintomatologia è collegata a un’associazione specifica con lo sforzo fisico e che può esplodere anche con un’anafilassi diretta: la forma particolare è chiamata “anafilassi da grano sforzo dipendente”, e si verifica appunto con la presenza di due condizioni, aver ingerito grano e aver svolto attività fisica tra le due e le quattro ore precedenti alla reazione. A meno che non si tratti di questo tipo di anafilassi, che può verificarsi anche senza sintomatologia precedente, in linea generale si presentano sempre delle avvisaglie a cui poter prestare attenzione».

Alla luce anche di quest’ultima particolare tipologia difficile da prevedere, quali altri consigli ultimi da dare in caso di sospetto o reazione ad allergia al frumento?

«Senz’altro quello di non fare attività fisica anche dopo il solo sospetto di aver mangiato qualcosa che contenga un ingrediente per la quale è nota l’allergia. Vorrei ricordare anche che l’adrenalina auto iniettabile è dispensata dal servizio sanitario nazionale e può in molti casi salvare la vita. La reazione allergica ha la caratteristica di essere “tempo dipendente”, progredisce allo scorrere dei minuti e si aggrava. L’intervento consapevole nel 99% dei casi di un all’allergia già accertata evita l’evento fatale. Per avere la certezza di cui parliamo è chiaro come rimanga fondamentale rivolgersi a un centro specializzato e non sottovalutare alcun segnale». 

Soprattutto considerando il dato sulle allergie alimentari tra i bambini, nel nostro Paese in continua crescita.

«Assolutamente. In Italia è in forte aumento la percentuale di allergie alimentari, questo anche e soprattutto per motivi legati a fattori ambientali. Informarsi e conoscere i possibili sintomi, sapere quando doversi rivolgere a un esperto è fondamentale». 

Foto in evidenza di Marcelo Leal su Unsplash

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