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Selvaggia Lucarelli su Chiara Ferragni padrona della sua società: «Ma quale emancipazione, è un tentativo disperato su situazione disastrosa»

01 Maggio 2025 - 07:25 Alba Romano
Lucarelli Ferragni
Lucarelli Ferragni
La firma del Fatto Quotidiano asfalta l'ultimo tentativo dell'imprenditrice: «Come se un ristoratore diventasse cliente numero uno del locale perché nessuno vuole andarci»

«Dalla polvere rosa sopra al Pandoro alla polvere grigia sotto al tappeto». Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano è netta in merito all’annuncio di Chiara Ferragni di rilevamento di gran parte delle azioni della sua società, la Fenice srl. Una mossa, descritta dall’influencer, «come un nuovo inizio». Ma che di dorato, secondo Lucarelli, ha ben poco. «Non è una storia di emancipazione – spiega – ma un tentativo complesso e disperato di tamponare una situazione finanziaria disastrosa. Tentativo gestito interamente dall’amministratore unico di Fenice, Claudio Calabi. È lui, esperto in ristrutturazioni aziendali, a gestire questa fase post Pandorogate (insieme all’avvocato Giuseppe Iannaccone), e il fatto che l’influencer parli di sua “fatica, lucidità e responsabilità” fa sorridere: in questi ultimi giorni le fatiche erculee di Ferragni sono ampiamente documentate sui suoi social, tra le ennesime vacanze in Alsazia, Capalbio, Baleari, Forte dei Marmi e sondaggi quali “sto meglio con i capelli corti o lunghi?” ».

La fuga dei soci e il perché delle piccole azioni rimaste per Morgese

«Chiara Ferragni è divenuta azionista di maggioranza del suo brand perché il brand “Chiara Ferragni” in questo momento può attirare solo una persona: lei», sottolinea Lucarelli. Paolo Barletta, altro azionista ora fuori dalla società, non vedeva l’ora di sfilarsi e quanto all’altro socio Pasquale Morgese, Lucarelli spiega perché è rimasto dentro mantenendo lo 0,2% di Fenice. «Potrà valutare un’eventuale azione di responsabilità, sempre che a breve nelle casse di Fenice resti ancora qualcosa». In pratica per Lucarelli «è come dire “che un ristoratore è diventato il cliente numero uno del proprio locale, perché la verità è che gli altri non ci vogliono più venire”». tra l’altro, sottolinea Lucarelli, l’operazione piglia tutto è stata possibile con un aumento di capitale di 6,4 milioni che Chiara Ferragni «ha sborsato di tasca sua, alla luce delle perdite del 2024 che ammontavano a più di 10 milioni. E questo è un punto cruciale. Chiara Ferragni sta attingendo dal suo patrimonio personale». E infine, aggiunge Lucarelli, c’è lo scoglio su chi nel brand ci ha investito e ora si ritrova con merce invenduta: «Lo scoglio più difficile da superare è negoziare con Safilo, Pigna e altre aziende che avevano comprato la licenza del suo marchio. E che ora, naturalmente, battono cassa per recuperare le perdite. Sembra che Calabi stia cercando di negoziare questo debito da milioni di euro e che lo stile di vita di Ferragni, nonché la sua frequentazione con Giovanni Tronchetti Provera, non siano utili a convincere le controparti della crisi economica in atto. Insomma, chi aiuta Ferragni a risolvere le sue grane finanziarie le starebbe suggerendo il basso profilo (anche perché il rischio dietro l’angolo si chiama “bancarotta”)».

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