C’è un vetro rotto dietro il naufragio del Bayesian?


C’è davvero soltanto un vetro rotto dietro l’affondamento del Bayesian? Il superyacht naufragato nella baia di Porticello a Palermo il 19 agosto con sette vittime potrebbe essere colato a picco per una verità banale. Ovvero un guasto che ha permesso l’entrata di acqua in uno dei compartimenti. Forse quello della sala macchine o quello di poppa. La tempesta che si è scatenata avrebbe causato poi l’affondamento. Si tratta di una ricostruzione ipotetica, che però si poggia su un elemento emerso dall’indagine. Ovvero proprio un vetro interno crepato.
Il vetro interno e la pressione idrostatica
Il Corriere della Sera spiega oggi che si tratta della finestra antisfondamento che divide la sala macchine dalla control room. Un video girato dai sub durante le ispezioni mostra che è crepato a ragnatela ed è bombato verso la control room. Potrebbe essere stato colpito da un oggetto, ma è un’eventualità remota. Oppure l’acqua può aver invaso la sala macchine prima della control room. Generando pressione idrostatica. Attualmente indagano i pm di Termini Imerese Concetta Federico e Raffaele Cammarano e il loro consulente, l’ingegnere navale Alessandro Biriaco. La tesi spiegherebbe come è entrata l’acqua in sala macchine.
L’altro ingresso
«C’è un altro ingresso, anche quello stagno», spiega al quotidiano una fonte che conosce bene il Bayesian. Tutti i portelloni sembrano chiusi. Lo scafo rimane integro. Anche la chiglia basculante, considerata all’inizio come co-responsabile del naufragio, è a posto. Anche se la fiancata destra non è stata ancora esaminata. Si potrebbe anche pensare alla rottura interna degli assi delle eliche o di qualche altro componente. Mentre rimane il mistero dell’albero alto 72 metri. Era illuminato durante la tempesta. Poi le luci si sono spente. «Perché è saltato il gruppo elettrogeno che si trova in sala macchine», spiega chi investiga.
Il vicino
Infine c’è il vicino di ormeggio del Bayesian, il Sir Robert Baden Powell battente bandiera olandese. Il comandante, Karsten Börne Borner, l’ha spiegata così: «Io ho consultato l’app Windy , ho visto che stava arrivando, ho svegliato tutti, acceso i motori e messo la prua al vento». E il suo collega del Bayesian, il capitano James Cutfield non lo avrebbe fatto: «È venuto a svegliarmi Griffiths, sono uscito subito ma non c’è stato il tempo di fare nulla». La stessa versione dell’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton che con Cutfield e Griffiths è indagato per omicidio plurimo e naufragio colposo. L’avvocato Mario Bellavista che assiste i familiari del cuoco di bordo, Recaldo Thomas, dice che «avremo conferme delle ipotesi dei magistrati… e sono ipotesi tutt’altro che complottiste».
L’ultima vittima
Il legale Giovanni Rizzuti, che difende Cutfield, replica: «Gli accertamenti dimostreranno l’assoluta estraneità del comandante e degli altri membri». Intanto Robcornelis Maria Huijben Uiben, olandese di 39 anni, professione sub, sceso nelle acque di Porticello per recuperare il veliero di Lynch, è morto. L’ultima vittima di un naufragio ancora misterioso.