Il Pkk si scioglie e rinuncia alle armi, lo storico annuncio del partito curdo. Cosa succede ora in Turchia e Siria


Il partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha annunciato lo scioglimento dell’organizzazione e la fine della lotta armata. A diffondere la notizia è stato il partito filo curdo dem (ex Hdp), che ha contribuito al processo di pace. In una dichiarazione diffusa dall’agenzia Firat, il Pkk ha affermato che la propria «la lotta ha portato la questione curda al punto in cui può essere risolta con la politica democratica» e che l’organizzazione «ha completato la sua missione». Si tratta di una decisione storica, maturata in risposta all’appello del leader e fondatore Abdullah Öcalan, detenuto dal 1999 sull’isola di Imrali, nel mare di Marmara a sud di Istanbul, che aveva invocato a fine febbraio la dissoluzione dell’organizzazione politica e paramilitare e il successivo disarmo. La svolta storica era arrivata dopo vari colloqui tra il fondatore del Pkk e i deputati Dem, che avevano ottenuto il permesso di visitare Apo in carcere dopo quasi dieci anni di isolamento.
Le reazioni in Turchia
Gli incontri tra le parti erano diventati possibili dopo che in autunno il partito del movimento (Mhp), formazione ultranazionalista alleata del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, aveva aperto a un possibile allentamento del regime di detenzione di Öcalan in cambio della dissoluzione del Pkk. Un’apertura significativa, considerando l’opposizione storica dell’Mhp a ogni forma di riconoscimento della causa curda. A dicembre la caduta di Bashar Assad in Siria ha poi accelerato il dialogo. Il partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) del presidente Erdoğan ha definito la decisione del Pkk un «passo importante per l’obiettivo di una Turchia libera dal terrorismo», scrive su X il portavoce Ömer Çelik. «Se riusciremo a metterla in pratica in modo appropriato potremmo avere speranza per il nostro futuro», gli fa eco il ministro degli Esteri Hakan Fidan. Mentre il vicepresidente del Partito Dem (la principale formazione politica curda in parlamento) Tayip Temel definisce lo scioglimento del Pkk come un evento «significativo non solo per il popolo curdo, ma per tutto il Medio Oriente».
May 12, 2025
La consegna delle armi
Secondo numerosi osservatori, la decisione del Pkk di sciogliersi e rinunciare alla lotta armata potrebbe produrre effetti significativi non solo all’interno della Turchia, ma anche sul fronte siriano, dove le milizie curde collaborano da anni con le forze armate statunitensi nella campagna contro l’Isis. Una fonte militare delle Forze democratiche siriane, l’ala siriana del Pkk, ha detto all’Ansa che le forze curdo-siriane non intendono smantellare la struttura armata dell’organizzazione senza prima avere negoziato «nei dettagli» un «accordo completo» con il governo provvisorio di Damasco, rappresentato dall’autoproclamato presidente Ahmad Sharaa. Nel frattempo, il Pkk ha annunciato che il processo di disarmo del partito sarà guidato direttamente da Öcalan. Tuttavia, resta incerto se il governo di Ankara sia disposto ad accettare un ruolo operativo dell’ex comandante nel delicato percorso di transizione. Secondo quanto riferito da fonti vicine al Partito dei lavoratori alla rete Cnn Türk, il disarmo sarà articolato in tre fasi distinte e si svolgerà sotto la supervisione di osservatori internazionali delle Nazioni Unite. Le operazioni si concentreranno in alcune aree del Kurdistan iracheno, tra cui Amadiya e Kanimasi (provincia di Duhok), Binar e Koysanjak (provincia di Erbil), e Ranya e Seyid Sadik (provincia di Sulaymaniyah). Si tratta di un passaggio chiave nel percorso di scioglimento del gruppo armato, che potrebbe segnare la fine di un conflitto durato oltre quattro decenni.
Cosa succede ora?
Nonostante l’annuncio dello scioglimento del Pkk rappresenti una svolta senza precedenti, restano ancora numerosi interrogativi irrisolti. I dettagli operativi sul disarmo dei combattenti non sono stati resi noti, così come non è chiara la sorte dei militanti attualmente attivi, se siano previste garanzie per i vertici dell’organizzazione, né se a Öcalan verrà garantita una qualche forma di libertà condizionata. La presidenza della Repubblica turca ha già escluso l’ipotesi di un’autonomia regionale curda. «L’affermazione, relativa alla dichiarazione del congresso del Pkk in cui è stata presa la decisione di disarmare e sciogliere l’organizzazione, secondo cui “dopo questa decisione ci sarà un’amministrazione autonoma e federale con un emendamento costituzionale” è disinformazione», ha dichiarato la direzione per le comunicazioni della presidenza della Repubblica di Ankara, dopo che lo storico turco Naim Baburoglu ha affermato durante una trasmissione televisiva che dopo lo scioglimento del Pkk la Turchia avrebbe intrapreso la strada del federalismo regionale. Quello che è certo è che Erdoğan, che è al potere in Turchia dal 2003, ha bisogno dei voti del partito filo curdo per cambiare la Costituzione in modo da potersi candidare per un terzo mandato presidenziale nel maggio 2028.