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Chiara Tramontano e i sensi di colpa per la sorella Giulia: «Avevamo litigato per Impagnatiello»

13 Maggio 2025 - 06:37 Alba Romano
chiara tramontano giulia tramontano alessandro impagnatiello
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«Non c’è niente della mia vita che non mi riporti continuamente lì, a mia sorella uccisa... »

Chiara Tramontano ha scritto un libro: Non smetterò mai di cercarti – Ogni parola è un passo verso di te, Giulia, in uscita oggi per Cairo Editore. La sorella di Giulia Tramontano, uccisa incinta da Alessandro Impagnatiello, racconta che aveva litigato con lei proprio a causa del suo ex fidanzato. «I sensi di colpa te li porti dietro per sempre. Non c’è niente della mia vita che non mi riporti continuamente lì, a mia sorella uccisa… Se mi fermo, penso e pensare è un tormento. Perciò, da due anni, non mi siedo su un divano, non vedo un film e, se mi alleno, i trenta secondi di pausa fra un esercizio e l’altro sono insopportabili… Se poi per un attimo mi diverto, penso che è ingiusto verso Giulia che non c’è più…», dice a Candida Morvillo sul Corriere della Sera.

La sorella

Chiara Tramontano oggi si occupa di sviluppo di tecnologie per la diagnostica di tumori e malattie degenerative all’università di Eindhoven. Ha appena vinto un Marie Curie Post Doctoral Fellowship, fra le più prestigiose borse di studio per giovani ricercatori. Ora spiega il senso di colpa familiare: «Un padre che ha visto la figlia neonata grande come la sua mano ha un senso di protezione che l’accompagna per sempre, magari si chiede se ha dato troppa libertà, se si è fidato troppo. Mentre mamma, che ci ha trasmesso l’amore per la famiglia, pensa che, se non l’avesse fatto, forse, Giulia si sarebbe sfilata in tempo da quella relazione sbagliata. Il fantasma del senso di colpa è diverso per ciascuno di noi, ma viene a trovarci tutti, a turno».

La lite

Poi racconta perché aveva litigato con la sorella prima della sua morte: «Non ci parlavamo da quando mi aveva detto che sarebbe andata a Ibiza con Alessandro. Venivano da un periodo di conflittualità, Giulia si era confidata con me e sapeva che in quella relazione non c’era nulla da salvare. Ma ha accettato quel viaggio per “ricucire”, senza confrontarsi con me. Mi sono arrabbiata e lei mi ha risposto che la vita era sua». Il fidanzato «era assente, non accompagnava mai Giulia a Napoli, diceva che veniva e poi non veniva. Non sembrava uno che voleva costruire una famiglia, come sosteneva a parole. E mi sembrava manchevole di contenuti: con lui non sapevo mai di che parlare. Però, avrei detto che era un mediocre, un superficiale, ma non un violento. Era tutto concentrato sul suo lavoro vip, sosteneva che sarebbe diventato manager, ma non era vero. Mi chiedevo cosa mia sorella trovasse in lui. A oggi, non ho una risposta».

Narcisista maligno

Secondo i criminologi Impagnatiello è un narcisista maligno: «Nella definizione non lo riconoscevo perché io non ho conosciuto un assassino, le persone malvagie si presentano come innocue. Che fosse malvagio l’ho capito solo ora. Ora so che, quando ci siamo visti per l’ultima pizza a marzo, aveva già iniziato ad avvelenare mia sorella: ha mangiato accanto a mio padre mentre stava cercando di uccidergli la figlia e il bambino che aspettava. Per me è un essere immorale, non chiamatelo essere umano».

E conclude: «Vederlo a ogni udienza a un passo da noi. Se posso fare un appello, vorrei che gli assassini non partecipassero ai processi. Come può un sistema giudiziario permettere che l’assassino sieda senza manette accanto alla famiglia della vittima? Io sono spesso entrata da un varco senza metal detector: avrei potuto anche presentarmi armata. C’è stato un momento in cui ci siamo sfiorati entrando in aula. Non ne vado fiera, ma ho passato in rassegna tutti i modi in cui avrei potuto fargli provare una piccola parte della sofferenza che ha inflitto a mia sorella. Gli ho solo rivolto uno sguardo di sfida e volevo che lui mi guardasse, ma ha tenuto gli occhi a terra. Ho provato una frustrazione che non era violenza, ma sconfitta umana».

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