La misteriosa lettera a papa Leone XIV dei monaci buddisti della Mongolia consegnata dallo schermitore cuneese fatto cardinale a Ulan Bator


Da quando è stato eletto al soglio di Pietro papa Leone XIV ha probabilmente stretto un numero di mani tale da essere già diventato un record pontificio post pandemia. Fin dalla sera stessa dell’elezione, il Papa è andato a stringere mani sia al Sant’Uffizio dove abitava che a Santa Marta dove ha soggiornato durante il conclave, rendendosi disponibile a un saluto faccia a faccia con ogni dipendente. La cerimonia della stretta di mano è avvenuta in più di un’occasione anche con tutti i cardinali che lo hanno eletto come con gli ultra-ottantenni che avevano partecipato alle congregazioni. A scorrere il servizio fotografico dell’Osservatore romano, in pochi giorni sono state centinaia le strette di mano con il Papa. In una di questa però è passata di mano anche una preziosa lettera.
Quel selfie fra i tre cardinali più giovani alla vigilia del conclave
A consegnarla a papa Leone XIV è stato il cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico in Mongolia, residente oggi nella capitale, Ulan Bator. Marengo con i suoi 50 anni è il secondo più giovane del collegio cardinalizio (il primato era suo fino al 7 dicembre scorso), alle spalle dell’ucraino Mykola Bycok, eparca dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli ucraini, che ha appena compiuto 45 anni. Alla vigilia del conclave Marengo, Bycok e il cinquantunenne portoghese Américo Manuel Alves Aguiar si sono scattati fra i sorrisi un selfie insieme ritrae il trio dei baby-cardinali alle prese per la prima volta con la loro missione più importante: eleggere appunto un nuovo papa.

Le preghiere dei monaci buddisti mongoli per l’inizio del nuovo pontificato
La letterina del cardinale Marengo conteneva le preghiere augurali dei monaci buddisti mongoli al nuovo papa per l’inizio del suo pontificato. Auspici che non erano stati ovviamente immaginati per il cardinale Robert Francis Prevost, perché consegnati all’amico porporato alla vigilia della sua partenza per Roma dove concelebrare prima di tutto i funerali di papa Francesco. Le preghiere buddiste sono dunque il segno di una vicinanza e di una amicizia alla Chiesa cattolica di quella comunità così sperduta ai confini del mondo. Sono importanti soprattutto per il latore della lettera, perché in Mongolia il 53% degli abitanti è di fede buddista, mentre secondo le statistiche il 38,6% è ateo. I cattolici sono una assoluta minoranza e sebbene cresciuti di qualche centinaio durante l’amministrazione apostolica di Marengo, non arrivano al numero di 1.600 praticanti. Un numero così esiguo, che il giovane cardinale ha avuto qualche difficoltà ad arrivare a Roma. I voli costavano troppo per le sue tasche, e anche per quelle delle donazioni di una comunità così piccola. Così per non mancare ai funerali di Francesco e soprattutto al conclave, Marengo ha dovuto acquistare un volo low cost multi-scalo con cui ha quasi fatto il giro del mondo.

Il cardinale cuneese ordinato vescovo a Torino dal filippino Tagle
Il cardinale Marengo è un cuneese, cresciuto poi a Torino dove ha iniziato gli studi al liceo classico Cavour, frequentando con qualche successo personale anche la scuola di scherma che nel capoluogo subalpino ha formato decine di medaglie olimpiche. La vocazione lo ha portato fra i missionari della Consolata, e proprio in quel santuario nel centro di Torino è stato ordinato vescovo nel 2020 dal cardinale filippino Luis Antonio Tagle. Subito dopo papa Francesco lo ha nominato amministratore apostolico a Ulan Bator e nell’estate del 2023 lo ha anche nominato cardinale, il più giovane in quel momento nel collegio dei porporati elettori. Missionario fin dal primo giorno, ma anche di buona preparazione teologica, avendo a lungo studiato nella pontificia Università urbaniana dove ha conseguito il dottorato in missiologia nel 2006.

Il paese più freddo della terra costretto però a rapporti calorosi con Russia e Cina
La Mongolia, patria del leggendario guerriero Gengis Kahn che ne fece un impero sconfinato unificandone i territori dalla Polonia alla Corea alla fine del dodicesimo secolo dopo Cristo, resta uno degli Stati più grandi del mondo, il 19° per estensione territoriale. Ma è il 133° stato per numero di abitanti, dietro l’Uruguay e subito prima della Bosnia Erzegovina, contandone poco più di 3,3 milioni. Le due classifiche unite ne fanno lo stato al mondo con più bassa densità di popolazione. È una terra difficile di missione: il 30% della popolazione è nomade, e alleva in genere bestiame, che è la sola vera ricchezza della Mongolia grazie a 65 milioni di capi allevati fra cavalli, cammelli, bovini (sui monti gli yak) e ovini. Fra questi ultimi anche le preziosissime capre hirus il cui pelo fornisce la pregiata lana cashmere. Per uomini, animali e naturalmente anche per il cardinale Marengo la vita non è semplicissima: la Mongolia ha infatti anche il record della temperatura media più bassa al mondo in una zona abitata, di 1,3 gradi sotto lo zero. Ma è anche un paese strategico per la geopolitica, confinando solo con la Russia e con la Cina che hanno determinato nel bene e nel male gran parte della sua storia. L’imperativo per i mongoli è andare d’accordo con tutti: per questo, nonostante l’adesione alla Corte penale internazionale, non è stato eseguito il mandato di arresto per Vladimir Putin in visita dal suo omologo a Ulan Bator il 3 settembre dell’anno scorso.

Credits foto copertina: ©️ Vatican Media