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Vladimir Putin ha deciso: non va in Turchia a trattare con l’Ucraina per la pace. Sfuma l’incontro con Trump e Zelensky: chi ci sarà per Russia e Usa

14 Maggio 2025 - 22:20 Ugo Milano
volodymyr zelensky donald trump vladimir putin accordo pace russia ucraina crimea
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Mentre l'Ue vara il 17esimo pacchetto di sanzioni, da Mosca il presidente russo mette a capo della delegazione lo stesso Medinsky dei negoziati falliti nel 2022

Non ci sarà Vladimir Putin ai negoziati di pace con l’Ucraina previsti da giovedì 15 maggio a Istanbul. Il presidente russo ha deciso di inviare Vladimir Medinsky, ex ministro della Cultura e attuale consigliere di Putin. Sarà lui a guidare la delegazione russa nei negoziati. Oltre a Putin, non ci sarà neanche il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Per Medinsky si tratta di un ritorno. L’ex ministro russo aveva avuto un ruolo di primo piano anche negli ultimi negoziati diretti con l’Ucraina. Trattative che si tennero sempre in Turchia nel 2022.

Zelensky da Erdogan

L’Ucraina dovrebbe invece essere rappresentata ai massimi livelli con il presidente Volodymyr Zelensky, che ha ribadito di voler essere presente a Istanbul. Da giorni Kiev sfidava il capo del Cremlino, perché mostrasse con la sua presenza in Turchia quanto tenesse al raggiungimento di un accordo di pace. Il Cremlino però da giorni ha glissa, e anche oggi il portavoce Dmitry Peskov a lungo si è rifiutato di sciogliere il nodo: «Non è cambiato nulla al riguardo, lo faremo quando riceveremo le relative istruzioni dal presidente, e finora non ci sono state istruzioni in tal senso», ha detto rispondendo a chi gli chiedeva se Putin andrà a Istanbul giovedì. Ieri fonti russe davano per probabile che a guidare la delegazione sia alla fine il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.

Gli Usa con Rubio e Witkoff

Quanto agli Usa, attore chiave della “mediazione”, ieri Donald Trump ha detto che ci sarà certamente il segretario di Stato Marco Rubio. Con lui l’inviato di Trump Steve Witkoff. Entrambi saranno a Istanbul da venerdì 16 maggio, come ha confermato lui stesso da Doha. Trump aveva legato la sua possibile presenza a quella di Putin. «Se lui viene a Istanbul, ci sarà anch’io». Ma a questo punto il presidente Usa dovrebbe disertare il vertice.

La spinta di Brasile (e Cina?) per i negoziati

A premere sul leader russo perché rompesse gli indugi e voli a Istanbul a negoziare una possibile tregua duratura, comunque, non sono solo gli americani. Anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva aveva detto di essere impegnato in questo sforzo: «Cercherò di parlare con Putin. Non mi costa nulla dirgli: “Ehi, compagno Putin, vai a Istanbul e negozia, per l’amor di Dio”»”, aveva detto Lula in una conferenza stampa a Pechino, prima di partire proprio per Mosca, dove farà tappa prima di rientrare in patria. Cina e Brasile hanno anche diffuso ieri una dichiarazione congiunta in cui «accolgono con favore la proposta del presidente russo Vladimir Putin di avviare negoziati di pace» e sottolineano come il dialogo diretto sia «l’unico modo per porre fine al conflitto».

Le nuove sanzioni Ue a Mosca

Chi invece mantiene la linea della massima pressione su Mosca è l’Unione europea, che questa mattina ha varato il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Le nuove misure approvate stamattina dagli ambasciatori dei 27 Paesi Ue, oltre a colpire nuovamente la cosiddetta “flotta ombra” di Mosca, prevedono anche sanzioni relative alle attività ibride di Mosca, alle violazioni dei diritti umani e all’uso di armi chimiche. «Accolgo con favore l’accordo sul nostro 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Stiamo limitando ulteriormente l’accesso alla tecnologia del campo di battaglia. E abbiamo elencato altre 189 navi della flotta ombra per colpire le esportazioni di energia della Russia. Questa guerra deve finire. Manterremo alta la pressione sul Cremlino», ha messo la firma sulla decisione la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen su X.

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