L’annuncio di Crosetto: «Raggiunto il 2% del Pil in spese militari». Ma la Nato ha già spostato l’asticella: «Si arrivi al 5%»


Missione compiuta, l’Italia ha raggiunto l’obiettivo del 2 per cento del Pil in spese per la Difesa. Lo ha annunciato oggi Guido Crosetto, dopo che nelle scorse settimane la stessa premier Giorgia Meloni aveva indicato il traguardo a portata di mano. Dopo anni di ritardo, l’Italia ha dunque centrato quell’obiettivo che tutti i Paesi della Nato si erano impegnati a raggiungere, come concordato nel vertice dell’Alleanza atlantica di Newport, in Galles. Peccato che nel frattempo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca abbia spostato, e non di poco, le aspettative di «presa in carico» della propria difesa da parte dei Paesi europei della Nato. Anche perché gli Usa stanno già preparando piani di disimpegno militare dal Vecchio Continente. E i vertici dell’Alleanza agiscono di conseguenza. Secondo il quotidiano tedesco Der Spiegel, proprio nelle scorse ore il segretario generale della Nato Mark Rutte avrebbe chiesto infatti ai Paesi membri di aumentare le spese per la difesa fino a raggiungere il 5 per cento del Pil, assecondando di fatto la linea più volte espressa da Trump.
L’Italia e l’obiettivo del 2% del Pil
Eppure, vista da Roma, centrare quell’obiettivo del 2% è già costato all’Italia una discreta fatica. Al punto che la percentuale è stata raggiunta in parte grazie a un effettivo aumento degli investimenti e in parte grazie a nuovi metodi di calcolo, che conteggiano anche il meteo, la guardia costiera e il disinnesco di ordigni bellici inesplosi nelle spese militari. «Sappiamo benissimo che questo è un punto di partenza. Il nostro obiettivo non è raggiungere un risultato numerico ma quello di avere le capacità che la Nato ci chiede di dare all’Alleanza e di avere la capacità di mettere in sicurezza e difendere questo Paese», ha sottolineato Crosetto a margine della cerimonia per il cambio al vertice dell’Aeronautica Militare. «Purtroppo – ha sottolineato il ministro – arrivando noi da un lunghissimo periodo in cui le risorse non erano quelle che servivano a raggiungere questi obiettivi, per recuperare il disavanzo accumulato negli ultimi decenni ci vorranno molti anni».
Rutte sposa la linea Trump
Il raggiungimento dell’obiettivo del 2% da parte dell’Italia si inserisce nella ben più ampia corsa al riarmo che riguarda tutta Europa, se non tutto il mondo. E infatti Rutte ribadisce da mesi la necessità di aumentare drasticamente la quota di investimenti che i governi partner dedicano alle spese militari. «Quasi tutti gli alleati raggiungeranno il 2% del Pil destinato alla difesa prima del vertice dell’Aja. All’inizio dell’anno erano ancora otto i Paesi sotto quella soglia, ma ora stiamo ricevendo messaggi incoraggianti», ha detto il segretario generale dell’Alleanza. Secondo Rutte, «tutti i partner della Nato dovrebbero impegnarsi ad aumentare la spesa per le forze armate al 3,5% del loro Pil. Un ulteriore 1,5% deve essere aggiunto per le spese legate alla difesa, ad esempio il costo di nuove strade, ponti o porti che sono rilevanti per il dispiegamento delle truppe».
Dal burden shifting al burden sharing
In questo modo, ha spiegato ancora Rutte, i Paesi europei e il Canada potranno sollevare gli Stati Uniti dalle responsabilità di garantire capacità di difesa a tutti i partner dell’Alleanza Atlantica. Nella lettera inviata dal segretario generale della Nato, e anticipata da Der Spiegel, si chiede di passare dal burden shifting, ossia dallo «spostamento degli oneri» sulle spalle degli Usa, al burden sharing, ossia alla condivisione degli oneri militari tra tutti gli Stati membri dell’Alleanza Atlantica. Attualmente, gli Stati Uniti forniscono poco più del 50% delle capacità militari in tutti i piani Nato, con il restante 50% che è coperto dagli alleati europei e dal Canada. Rutte, scrive il quotidiano tedesco, «chiede che il rapporto cambi in modo significativo entro l’inizio del prossimo decennio. I partner europei e il Canada dovrebbero fornire il 70% delle capacità militari, mentre gli Stati Uniti solo il 30%».
Foto copertina: EPA/Olivier Matthys | Mark Rutte, segretario generale della Nato, e Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano