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La Russia gela il Papa (e Meloni) sui negoziati in Vaticano: «Irrealistici». L’Ucraina: «Si possono fare in Svizzera»

23 Maggio 2025 - 14:42 Simone Disegni
ucraina russia putin tregua pasqua zelensky
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Secondo Sergej Lavrov «Kiev ha distrutto la Chiesa ortodossa, non se ne può parlare in una sede cattolica». Ma Trump plaude allo scambio di prigionieri

Un incontro tra delegazioni russa e ucraina in Vaticano? «Irrealistico». Lo ha bollato così questa mattina il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, secondo quanto riporta la Tass. Valutazione che sembra far sgonfiare le attese anche sul nuovo appuntamento diplomatico che si stava tentando faticosamente di costruire di sponda tra Santa Sede, Roma (con Giorgia Meloni in prima linea) e Washington. «Non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica delle questioni relative all’eliminazione delle cause fondamentali del conflitto», ha argomentato Lavrov, sottolinenando come tra queste «cause fondamentali» vi sarebbe quello che ha definito «il percorso di distruzione della Chiesa ortodossa ucraina» da parte delle autorità di Kiev. «Penso che non sarebbe facile per lo stesso Vaticano ricevere delegazioni di due Paesi ortodossi in queste condizioni», ha concluso il capo della diplomazia russa. Un attacco indiretto, di fatto, a Papa Leone XIV, forse legato alla sua linea decisamente più filo-ucraina di quella del predecessore Francesco. «Lui vuole una pace giusta», hanno confermato infatti i vescovi europei al termine dell’incontro avuto col nuovo Pontefice stamattina.

La melina del Cremlino, il rilancio di Kiev

Per Mosca dunque il problema è la sede ipotizzata – il Vaticano – o i negoziati in sé e per sé? Maggiore disponibilità ci sarebbe su altri luoghi neutrali in cui tornare a confrontarsi sul possibile cessate il fuoco dopo la sessione negoziale di una settimana fa a Istanbul? Difficile capirlo: dagli ambienti vicini a Vladimir Putin si mantiene l’ormai proverbiale ambiguità al riguardo. «Non c’è ancora una decisione o un accordo sulla prossima piattaforma negoziale» per i colloqui, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Interfax. «Questa decisione non può essere presa da una sola parte, richiede il consenso di entrambe», ha aggiunto Peskov. La melina prosegue insomma. Chi a spezzarla continua a provarci, comunque, è il governo ucraino. Che rilancia subito con una nuova carta. «La Svizzera ha confermato la propria disponibilità a ospitare anche futuri incontri volti a raggiungere una soluzione pacifica», scrive su Telegram il capo dell’ufficio di Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, dopo un colloquio con il consigliere per la sicurezza nazionale della Svizzera Gabriel Lüchinger.

Trump annuncia la realizzazione dello scambio di prigionieri

Donald Trump, nel frattempo, ostenta ottimismo se non altro su un versante: quello dello scambio di prigionieri. Proprio questa mattina il leader Usa ha infatti annunciato con entusiasmo sui social che il «mini-accordo» concluso una settimana fa in Turchia per restituire 1.000 prigionieri per parte è andato in porto: «Un considerevole scambio di prigionieri è stato appena completato fra Russia e Ucraina. Congratulazioni a entrambe le parti di questo negoziato. Questo potrebbe portare a qualcosa di grosso?», scrive su Truth il leader Usa.

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