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Ucraina, Trump: «Tra due settimane sapremo se Putin fa sul serio». E Mosca propone a Kiev un nuovo round di negoziati: «Il 2 giugno a Istanbul»

28 Maggio 2025 - 19:04 Ygnazia Cigna
trump zelensky putin
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Lavrov: «Presenteremo il nostro memorandum sul processo di pace». Nel frattempo, il presidente ucraino rilancia la proposta di un vertice dei tre leader

Donald Trump ha fissato un termine di due settimane per verificare la reale disponibilità di Vladimir Putin a negoziare un cessate il fuoco e, in prospettiva, una pace duratura con l’Ucraina. «Entro due settimane capiremo se Putin fa sul serio o se ci sta solo prendendo in giro», ha dichiarato oggi il presidente Usa, intervenendo dalla Casa Bianca. Trump ha espresso la sua «profonda delusione» per i recenti attacchi sferrati da Mosca, proprio mentre sono in corso colloqui diplomatici. Rispondendo nello Studio Ovale a una domanda sulle sue dichiarazioni di ieri che Putin «gioca col fuoco» il presidente ha inoltre detto: «Non posso dire che cosa intendo ma le mie affermazioni parlano chiaro». Nel suo intervento, Trump ha inoltre lasciato intendere che non parteciperà a eventuali colloqui con Putin e Zelensky a Ginevra. «Doveva avvenire settimane fa, ora non vedo il motivo», ha dichiarato il presidente americano precisando di «non essere contento» della Russia. «Non permetteremo che missili vengano lanciati sulle città», ha detto. 

Lavrov: «Mosca propone negoziati il 2 giugno a Istanbul»

Nel frattempo, Mosca – tramite il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov – ha proposto un secondo round di negoziati diretti con l’Ucraina il 2 giugno a Istanbul per presentare il suo memorandum sul processo di pace. «La nostra delegazione, guidata da Vladimir Medinsky – afferma Lavrov in una dichiarazione diffusa dal ministero – è pronta a presentare il memorandum e a fornire tutte le necessarie spiegazioni». «Vorrei ancora una volta esprimere la mia gratitudine ai nostri partner turchi per avere offerto una piattaforma ospitale» per l’incontro, aggiunge il capo della diplomazia russa. «Speriamo che tutti coloro che sono sinceramente, e non solo a parole, interessati al successo del processo di pace, sostengano la tenuta di un nuovo round di negoziati diretti russo-ucraini a Istanbul», conclude Lavrov.

«Gli interessi nazionali vengono prima di tutto»

«Gli interessi nazionali vengono prima di tutto». È la secca risposta del Cremlino all’indomani del post con cui Trump è tornata all’attacco di Putin, accusandolo di «giocare col fuoco». La Russia, come accade ormai da settimane, fa filtrare segnali di apertura insieme con paletti e avvertimenti. «Non è disposta a negoziare a qualsiasi prezzo», ha ribadito anche oggi Dmitry Peskov. La posizione di Mosca resta infatti intransigente su alcuni punti chiave. Tra questi, il ritorno dell’Ucraina a uno status neutrale, come previsto originariamente nella sua dichiarazione d’indipendenza. «Questo impegno rese possibile il riconoscimento dell’Ucraina come Stato sovrano», ha ricordato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, parlando di una condizione «imprescindibile per una soluzione duratura al conflitto». Secondo Reuters, in effetti, Putin sarebbe pronto a fermare l’avanzata militare solo se l’Occidente accetterà di sottoscrivere impegni vincolanti nero su bianco: stop all’espansione della Nato verso est (adesione dell’Ucraina, ma pure di Georgia e Moldavia) e revoca parziale delle sanzioni internazionali.

La denuncia di Zelensky: «50mila soldati russi a Sumy»

Dal canto suo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a mostrare massima apertura sui negoziati, e oggi è tornato a chiedere un vertice a tre con Trump e Putin. Replica a stretto giro del Cremlino: un incontro personale tra i tre leader potrà avvenire solo dopo «accordi specifici» sugli argomenti in discussione. D’altra parte a realtà sul terreno, rivela lo stesso Zelensky, racconta un’altra storia. «50mila soldati russi sono ora ammassati nei pressi della regione nord-orientale di Sumy», denuncia il leader di Kiev. L’obiettivo apparente: creare una «zona cuscinetto» entro i confini ucraini. Un segnale, questo, che difficilmente si concilia con l’idea di una de-escalation imminente. Nel frattempo, Kiev attende ancora il «memorandum» promesso da Mosca che dovrebbe contenere le proposte russe per un cessate il fuoco e un accordo politico. «Non abbiamo ancora ricevuto nulla, una volta che arriverà, lo analizzeremo e risponderemo». Secondo fonti russe, il documento dovrebbe essere trasmesso dopo il completamento del recente scambio di prigionieri.

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