Sicilia, gli ospedali pubblici saranno obbligati ad assumere medici non obiettori di coscienza. Pd: «Una battaglia di civiltà»


In Sicilia sarà obbligatoria l’assunzione di medici non obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere pubbliche, per garantire l’effettiva applicazione della legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Lo stabilisce una norma approvata nel pomeriggio di ieri – martedì 27 maggio – dall’Assemblea regionale siciliana, all’interno di un disegno di legge in materia sanitaria, passato con voto segreto. «Una battaglia di civiltà che ho portato avanti con determinazione, insieme a tutto il gruppo del Pd», ha dichiarato il deputato regionale dem Dario Safina. «Oggi siamo più vicini a un traguardo storico per la sanità siciliana – prosegue – Il nostro obiettivo è che il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza sia reale, non solo teorico». In Sicilia, oltre l’85% dei ginecologi si dichiara obiettore di coscienza, rendendo spesso difficile l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.
La norma
La norma approvata introduce concorsi riservati esclusivamente a medici non obiettori e impone alle aziende sanitarie l’obbligo di sostituirli tempestivamente nel caso decidano di cambiare posizione, assicurando così la continuità del servizio. «È una misura di responsabilità – ha spiegato Safina – che assicura stabilità nei reparti e tutela concreta per le pazienti. Nessuno sarà discriminato, ma le strutture sanitarie non potranno più permettersi vuoti di organico in un settore così delicato». Una svolta che punta a colmare un vuoto organizzativo e a rafforzare un diritto troppo spesso disatteso nei fatti.
I dati sull’obiezione di coscienza in Sicilia
Secondo l’ultima relazione sull’attuazione della legge 194, diffusa con notevole ritardo dal ministero della Salute nel dicembre 2024, in Sicilia solo 26 delle 55 strutture dotate di un reparto di ostetricia e ginecologia garantiscono l’interruzione volontaria di gravidanza. Si tratta appena del 47,3% del totale, una percentuale nettamente inferiore alla media nazionale, che si attesta al 61,1%. Il dato conferma le difficoltà strutturali e organizzative che, sull’isola, ostacolano l’accesso concreto a un diritto sancito per legge, aggravate da un’elevata presenza di medici obiettori.
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