Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpElezioni comunaliGaza
ESTERIDonald TrumpElon MuskTeslaUSA

Le liti, il deficit, le aziende in crisi: perché Elon Musk molla Donald Trump

elon musk donald trump lite rottura
elon musk donald trump lite rottura
Alla fine è arrivato l'annuncio: addio al Doge e critiche alla legge di bilancio. In un'intervista alla Cbs il capo di Tesla spiegherà la sua verità

«Con il finire del mio periodo come funzionario speciale del governo, vorrei ringraziare il presidente Trump per l’opportunità di ridurre gli sprechi. La missione del Doge si rafforzerà nel tempo, diventando uno stile di vita per tutto il governo». Non poteva che scegliere il suo social network X Elon Musk per ufficializzare l’addio che era nell’aria da giorni. Ma in un’intervista alla Cbs è stato molto più chiaro: «Sono rimasto deluso dalla legge di bilancio, che francamente finirà per aumentare il deficit». Si conclude così la collaborazione tra il tycoon e il “First Buddy“, come lo chiamava prima del voto Trump. E che alcuni vedevano addirittura come suo erede.

Una facile previsione

Quella di una rottura tra Musk e Trump invece era una facile previsione, considerando le condizioni di partenza. Il capo di Tesla e SpaceX è diventato un sostenitore del tycoon per reazione, come ha detto lui stesso, alla politica dei democratici considerata troppo “Woke”. Ma le scelte dell’attuale presidente hanno finito per mettere in pericolo quello a cui tiene di più: il suo impero commerciale. Le tariffe hanno aumentato i prezzi delle Tesla e reso più complicato seguire il suo programma spaziale. Contemporaneamente, il presidente ha dato il via a una politica in deficit che è l’esatto contrario delle idee di Musk. Il quale al Washington Post ha anche detto che il “suo” Doge è «sul punto di diventare il capro espiatorio di tutto».

La legge di bilancio

L’agenzia di stampa Afp spiega che secondo un’analisi di un’agenzia del Congresso senza affiliazione politica, il testo, nella sua forma attuale, aumenterebbe il deficit federale di 3,8 trilioni di dollari nel prossimo decennio. «Penso che una legge possa essere fantastica o bella. Ma non so se possa essere entrambe le cose», ha detto Musk. La sua intervista sarà trasmessa integralmente domenica. La battuta costituisce la prima crepa pubblica su un’alleanza nata durante la campagna di Trump, che Musk ha generosamente finanziato. L’imprenditore sudafricano e il tycoon sono stati inseparabili nei giorni e nelle settimane successivi all’insediamento del 20 gennaio. Con Trump nello Studio Ovale, sull’aereo presidenziale, alle riunioni di gabinetto e sul prato della Casa Bianca per un incredibile evento promozionale di Tesla.

Il lungo addio

La figura di Musk, sempre vestito di nero e con un berretto, ha finito per ritagliarsi su quella del presidente. Ricevendo il plauso ogni volta che tagliava aiuti internazionali, agenzie federali e dipendenti pubblici. Poi sono cominciati i contrasti. Prima sussurrati sui giornali e poi diventati palesi con le liti tra Musk e i ministri. La sua missione doveva durare 130 giorni. Ma già alla fine di aprile, preoccupato per i crolli delle azioni delle sue aziende, Musk aveva annunciato il ritorno alle sue attività. Anche perché nel frattempo le vendite delle Tesla sono crollate. Il suo coinvolgimento negli affari del governo federale ha sollevato numerose domande su potenziali conflitti di interesse, dovuti agli ingenti contratti che l’amministrazione ha stipulato con le sue aziende, nonché a possibili normative che potrebbero influenzare i suoi settori di attività. Fino all’addio di oggi.

leggi anche