Il governo toglie la scorta degli 007 a Renzi, Prodi, Monti, D’Alema e Gentiloni. Protezione invariata per Meloni, Draghi e Conte: ecco perché


Il governo si appresta a togliere la scorta garantita dai servizi segreti ai predecessori di Giorgia Meloni nel ruolo di presidente del Consiglio. A vedersi privati del servizio saranno dal 1° gennaio 2026 in particolare Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Mario Monti, Romano Prodi e Massimo D’Alema: tutti gli ex premier espressi dal centrosinistra nell’ultimo ventennio, in sostanza, oltre a quello «tecnico» che da quelle forze fu sostenuto, soffiando il posto a Silvio Berlusconi. La motivazione secondo il governo è di natura del tutto tecnica, come si evince da una lettera inviata dal sottosegretario Alfredo Mantovano agli interessati e visionata in anteprima dal giornalista Simone Canettieri del Foglio. Secondo Mantovano, che per conto dell’esecutivo ha la delega sui servizi segreti, la decisione si configura come un atto dovuto, ad applicazione di una circolare emanata dal governo Conte 2, ma mai applicata. La premessa di fondo è che la protezione dell’intelligence «costituisce una deroga alla disciplina generale, che riserva al Ministro dell’Interno la competenza ad adottare i provvedimenti di protezione». Ecco dunque che dovrà necessariamente decadere il regime di tutela «speciale» di cui beneficiavano sin qui i premier venuti prima di Conte, con un dispositivo «misto» organizzato dall’Aisi con il ministero dell’Interno.
Perché gli ex premier non saranno più protetti dall’Aisi
«Con un decreto presidenziale del 2020 è stata condotta una generale rivisitazione dei dispositivi di tutela e protezione assicurativa con personale dell’intelligence al fine di dismettere gradualmente le misure riconducendo la competenza. In tal senso, dopo proroghe del regime transitorio, protrattosi per cinque anni, ne è stata disposta la cessazione, determinando l’entrata in vigore del regime ordinario dal 1° gennaio 2026», comunica freddo Mantovano nella lettera, secondo quanto riporta sul Foglio Simone Canettieri. Gli ex presidenti del Consiglio interessati dalla misura – tutti con vario grado d’intensità oppositori del governo Meloni – sono quindi invitati a prendere contatto col Viminale
«ai fini dell’attivazione delle previste procedure di legge per l’assegnazione del servizio di protezione» garantito da quella data in poi dal ministero dell’Interno.
Chi perde la scorta «speciale» e chi no
Se Renzi, Gentiloni, Prodi, D’Alema e Monti dovranno prepararsi a un servizio di scorta diverso, se non «depotenziato», a non dover affrontare alcun cambiamento saranno gli ultimi due premier prima di Meloni: Giuseppe Conte e Mario Draghi. Per loro infatti era già decaduto il dispositivo dell’Aisi, dunque non beneficiavano della scorta «mista» Viminale-servizi segreti. A scanso di equivoci, Mantovano precisa infine nella lettera che resterà intatto il dispositivo di protezione anche per l’attuale premier Giorgia Meloni: «Per completezza d’informazione, si rappresenta che le misure differenziate restano invariate unicamente per il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, in conformità alla normativa vigente». Gli interessati dai cambiamenti batteranno ciglio?
In copertina: Ansa/Fabio Frustaci | La premier Giorgia Meloni col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano – 7 settembre 2023