Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpElon MuskFemminicidiGaza
ESTERICessate il fuocoDonald TrumpIstanbulNegoziati di paceRussiaTurchiaUcrainaUSAVolodymyr Zelensky

Vertice Trump-Putin-Zelensky, la Turchia rilancia. Il Cremlino: «Prima i negoziati, gli Usa capiscono nostri interessi»

30 Maggio 2025 - 14:48 Simone Disegni
ucraina russia trump putin zelensky
ucraina russia trump putin zelensky
Il ministro degli Esteri di Ankara Hakan Fidan rilancia l'ipotesi di un incontro tra i tre leader a Istanbul. Mosca frena ancora

Un vertice a tre tra Donald Trump, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky? Potrebbe avvenire la prossima settimana in Turchia. A dirlo questa mattina è stato Il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan. Lunedì 2 giugno, come noto, dovrebbe prendere il via a Istanbul la nuova sessione di negoziati diretti tra le delegazioni di Mosca e Kiev, e secondo il capo della diplomazia turca quei colloqui «potrebbero essere coronati da un incontro ospitato da Erdogan con Trump, Putin e Zelensky». Era l’ipotesi già paventata per il primo round di negoziati, quello ospitato a Istanbul il 16 maggio, ma la ritrosia di Putin ad accettare l’«invito» di Zelensky (e Trump) aveva fatto poi sfumare l’occasione. Parlando da Kiev, dove oggi incontrerà lo stesso presidente ucraino, Fidan ha spronato tutti i protagonisti a impegnarsi nello sforzo diplomatico: «O tollereremo il proseguimento di questa guerra o raggiungeremo una pace duratura entro quest’anno. Abbiamo dimostrato che i colloqui possono produrre risultati concreti».

La reazione del Cremlino

Dal Cremlino arriva però subito una frenata sullo scenario dell’incontro tra i tre leader. Vladimir Putin è pronto ad un vertice con quello Trump e Zelensky solo se a Istanbul «saranno prima raggiunti risultati nei negoziati diretti tra le delegazioni», ha replicato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Negoziati Russia-Ucraina, dov’eravamo rimasti

Sempre in Turchia si era svolta la precedente sessione negoziale, la prima di colloqui diretti tra Russia e Ucraina da oltre tre anni: all’esito di qualche ora di confronto si era trovata allora l’intesa su uno scambio di prigionieri – 1.000 per parte – e si era concordato sulla preparazione da parte dei due governi belligeranti di rispettivi “memorandum” in cui definire le proprie richieste per il cessate il fuoco. Lo scambio di prigionieri nel frattempo è andato in porto, mentre del memorandum più atteso – quello russo – ancora non v’è traccia: Kiev fa sapere di non averlo sin qui mai ricevuto e denuncia che senza riceverlo in anticipo i nuovi negoziati partiranno in salita. I media internazionali hanno comunque riportato nei giorni scorsi cosa dovrebbe contenere: la richiesta di un impegno scritto da parte degli Usa (e dell’Europa) a escludere per il futuro l’adesione alla Nato di Ucraina, Georgia e Moldavia, la neutralità di Kiev, la revoca almeno parziale delle sanzioni che gravano su Mosca.

Il nodo del rapporto Trump-Putin

Nel frattempo, comunque, le forze russe hanno continuato a bombardare quotidianamente l’Ucraina, facendo infuriare, oltre che l’Ue tutta, lo stesso Donald Trump, sino al punto da spingerlo a dare a Vladimir Putin non più di due settimane per dimostrare «se non ci sta prendendo in giro». A Mosca tuttavia si ostenta tranquillità sul rapporto con gli Usa, scommettendo sulla solidità dell’intesa di fondo con l’Amministrazione Trump. La Russia esprime soddisfazione per la «comprensione» degli Usa delle sue preoccupazioni sull’espansione della Nato verso est, ha detto oggi Peskov. Nelle scorse ore infatti l’inviato di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha detto in un’intervista ad Abc che le preoccupazioni russe sono «giustificate».

leggi anche