Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpElon MuskFemminicidiGaza
ATTUALITÀCagliariFemminicidiInchiesteOmicidiSardegnaSuicidiViolenza sulle donne

Manuela Murgia non si suicidò, la svolta clamorosa dopo 30 anni a Cagliari: indagato l’ex fidanzato

30 Maggio 2025 - 18:59 Cecilia Dardana
Manuela Murgia
Manuela Murgia
Il caso sulla morte della 16enne, archiviato come suicidio, è stato riaperto dopo trent'anni grazie soprattutto ai familiari che non avevano mai creduto a quella tesi

C’è una svolta nell’inchiesta sulla morte di Manuela Murgia, la ragazza cagliaritana di 16 anni trovata senza vita nel canyon della necropoli di Tuvixeddu il 4 febbraio 1995. L’allora fidanzato, Enrico Astero, oggi 54enne, è indagato con l’accusa è di omicidio volontario. Allora il decesso era stato archiviato dalla Procura come suicidio, ma i familiari della ragazza non hanno mai creduto a quella tesi e si sono sempre battuti per ulteriori indagini fino alla riapertura, recente, del caso. L’avviso di garanzia è stato notificato questo pomeriggio dalla Polizia al 54enne, difeso dall’avvocato Marco Fausto Piras. 

Gli accertamenti irripetibili

L’avviso di garanzia consentirà all’indagato di nominare i suoi consulenti per gli accertamenti irripetibili. Dovranno essere infatti eseguite analisi genetiche e tamponature su eventuali tracce che potrebbero trovarsi sui vestiti di Manuela Murgia, recuperati nei mesi scorsi. Gli accertamenti, ha riferito all’Ansa l’avvocato Marco Fausto Piras, saranno effettuati il 4 giugno. Il legale ha anche annunciato che sarà nominato un loro consulente. Intanto la Squadra mobile, coordinata da Davide Carboni, continua a lavorare sul caso che potrebbe riservare presto ulteriori sviluppi.

Gli elementi che non convincono

Sono numerosi gli elementi che non tornano nel caso della morte di Manuela e che suscitano dubbi sull’ipotesi di suicidio. Primo tra tutti il luogo del ritrovamento. Manuela scompare e viene ritrovata nella gola di Tuvixeddu, un’area che i familiari sostengono che lei non conoscesse e che non avrebbe avuto modo di raggiungere da sola. Nel sito del ritrovamento, inoltre, è presente una doppia recinzione, costituita da una rete metallica e un filo spinato, e i familiari hanno messo in evidenza che, se Manuela fosse riuscita a scavalcare, sarebbero stati rinvenuti brandelli di tessuto o il cadavere avrebbe riportato ferite compatibili. Inoltre, quando il corpo della giovane è stato esaminato, sono stati rilevati segni di violenze evidenti, in particolare sul collo. Segni che suggerirebbero che Manuela potrebbe essere stata vittima di una violenza fisica, come una manovra atta a farle perdere i sensi. Un altro elemento è la presenza di graffi e segni di trascinamento sulla schiena che non sembrano essere compatibili con una caduta. Ci sono poi gli stivaletti e il cappotto indossati da Manuela che risultano completamente puliti. Al contrario, la maglia della ragazza, presenta polvere, sassolini e una macchia di sangue. Infine, la cintura che la ragazza indossava era tagliata di netto, un genere di rottura non compatibile con una caduta.

leggi anche