Referendum 8 e 9 giugno: come si vota? Le cinque schede spiegate – La guida completa


Manca una manciata di giorni all’appuntamento alle urne di domenica 8 giugno e lunedì 9. In queste date i cittadini italiani sono chiamati a esprimersi sui cinque referendum approvati a gennaio dalla Corte Costituzionale. Quattro – proposti dalla Cgil – riguardano il tema del lavoro, e in particolare prevedono l’abrogazione di alcune parti del Jobs Act, la riforma del lavoro figlia del governo di Matteo Renzi. Un quesito, invece, è sul tema della cittadinanza, ed è stato proposto da +Europa. Una volta arrivati alle urne, sarete voi a decidere quali schede ritirare per esprimervi, segnando una X su “Sì” o su “No”. Potrete ritirare tutte le schede, solo alcune, o anche nessuna. Per questo è utile analizzare ogni punto, per arrivare preparati all’appuntamento elettorale.
Quando sono aperti i seggi per il referendum?
I seggi saranno aperti domenica 8 giugno, dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno, dalle ore 7 alle ore 15. Nelle stesse date e orari, saranno chiamati alle urne anche i Comuni che sono andati al ballottaggio, dopo il primo turno che si è svolto il 25 e 26 maggio.
Quale seggio elettorale? E se sono fuori sede?
Il primo passo consiste nel conoscere il proprio seggio di appartenenza, ovvero il seggio al quale dovrete recarvi per votare. Per scoprire qual è, basta leggere la vostra tessera elettorale. Nella parte anteriore della tessera, sotto la voce “sezione”, è indicato l’indirizzo del seggio a cui si è assegnati. Questo ovviamente solo se voterete nel vostro comune di residenza. In alternativa, se votate come fuori sede, il comune in cui avete il domicilio vi avrà assegnati a un seggio specifico, che viene indicato con anticipo via email.
Che documenti porto con me per votare al referendum?
Una volta entrati, dovrete identificarvi davanti agli scrutinatori, consegnando la tessera elettorale e un documento di identità. Potete portare la carta d’identità o un altro documento di identificazione rilasciato da una pubblica amministrazione, purché munito di fotografia, come anche la patente di guida.
Come si vota?
I cinque referendum sono abrogativi. Ciò significa che a tutti i cittadini italiani viene chiesto se desiderano abrogare – ovvero cancellare o eliminare – in tutto o in parte, una legge. Per questa ragione, sulle cinque schede dovrete semplicemente scegliere se apporre una X su “Sì” o su “No”.
- Il “Sì” indica il consenso alla cancellazione della misura
- Il “No” lascia invariato il provvedimento, così com’è
Perchè il referendum passi sarà necessario raggiungere il quorum, ovvero una partecipazione del 50%+1 degli aventi diritto.
Le cinque schede del referendum del 8-9 giugno 2025
Le schede da ritirare, come si diceva, sono cinque, ciascuna di un colore diverso. I quattro quesiti referendari legati al tema del lavoro sono: il primo verde, il secondo arancione, il terzo grigio, il quarto rosso. La scheda relativa alla cittadinanza è di colore giallo. Prima di entrare alle urne scegliete quali delle cinque ritirare. A questo punto, lo scrutinatore vi darà la matita copiativa e potrete recarvi a votare.
Quesito 1: Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi
Ecco la prima scheda, di colore verde. Qui si interviene su una parte centrale del Jobs act: le regole sui licenziamenti. A ricordarci il legame con la riforma voluta da Matteo Renzi è anche il titolo della scheda: “Il contratto di lavoro a tutele crescenti”. Si tratta di una tipologia contrattuale introdotta nel 2015, pensata per i nuovi assunti a tempo indeterminato dal 7 marzo di quell’anno, applicabile alle aziende con più di 15 dipendenti. Il quesito referendario propone di cancellare la norma che consente alle imprese con più di 15 dipendenti di non reintegrare un lavoratore licenziato anche nel caso in cui il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto.
- Se voti SI: sei a favore del reintegro del lavoratore licenziato illegittimamente
- Se voti NO: lascerai la norma invariata

Quesito 2: Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità
Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento, anche qualora un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Obiettivo del quesito referendario è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità e lasciando che sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite, tenendo conto di diversi aspetti, come la capacità economica dell’azienda, i carichi familiari e l’età del lavoratore.
- Se voti SI il limite delle sei mensilità verrà rimosso e il risarcimento potrà essere più consistente
- Se voti NO resta l’indennità di massimo sei mesi

Quesito 3: Contratti a tempo determinato
In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. Il terzo quesito punta a eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Il quesito, invece, chiede che venga ripristinato l’obbligo di causali per questi contratti.
- Se voti SI: sei a favore di reintrodurre la causale per i contratti di lavoro sotto i 12 mesi
- Se voti NO: la norma resta invariata

Quesito 4: Sicurezza sul lavoro
Il quarto quesito è sulla scheda rossa e riguarda l’attuale esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. In particolare, con il referendum si vogliono modificare le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante
- Se voti SI: vuoi che la responsabilità ricada su tutte le parti per infortuni e incidenti del lavoratore
- Se voti NO: le responsabilità del committente restano limitate
Questito 5: Cittadinanza italiana
L’ultimo dei cinque quesiti referendari riguarda la cittadinanza e propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto a uno straniero extracomunitario maggiorenne per poter richiedere la cittadinanza italiana. La proposta non modifica gli altri requisiti previsti dalla legge, che restano invariati: tra questi, la conoscenza della lingua italiana, il possesso di un reddito adeguato negli ultimi anni, l’assenza di precedenti penali, la regolarità fiscale e l’assenza di motivi ostativi legati alla sicurezza della Repubblica.
- Se voti SI: il periodo di residenza richiesto passa da 10 a 5 anni
- Se voti NO: resta il requisito minimo di 10 anni
