Garlasco, cosa non torna nelle telefonate di Andrea Sempio su Chiara Poggi e perché i magistrati le ignorarono


Già nelle fasi iniziali delle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, erano emersi sospetti su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e oggi formalmente indagato dalla procura di Pavia. Dubbi che vennero successivamente accantonati, ma che all’epoca furono destati dalle telefonate effettuate dallo stesso Sempio a casa Poggi nei giorni precedenti al delitto, il 7 e l’8 agosto di 18 anni fa. Un comportamento ritenuto anomalo dagli inquirenti, dal momento che il giovane sapeva che Marco, suo amico e fratello di Chiara, si trovava in vacanza in montagna con la famiglia. «Si reputa opportuno evidenziare che» Sempio aveva «già chiamato casa Poggi, parlando necessariamente con Chiara, già il giorno prima, 7 agosto alle ore 17.42 ed alle 17.50, prima dal cellulare poi da un’utenza fissa per cui è da chiedersi del perché ha effettuato la telefonata in esame nella considerazione che verosimilmente doveva essere già a conoscenza della circostanza che l’amico Marco era fuori in vacanza con i genitori», si legge nella relazione, finita nel fascicolo d’indagine dell’epoca e pubblicata da Ansa, che riguarda le chiamate in entrata e in uscita a casa e sul cellulare sia della vittima sia di Alberto Stasi, il suo fidanzato che sta finendo di espiare 16 anni di carcere.
Perché Sempio fu ritenuto innocente
Per questo motivo si era deciso di convocare nuovamente Sempio per ulteriori chiarimenti. La sua posizione, però, era stata esclusa dal novero dei sospettati fino al 2017, quando la Procura di Pavia aprì un fascicolo, poi successivamente archiviato. In un documento del 2017, visionato dall‘agenzia di stampa e redatto dalla procura generale di Milano nell’ambito della prima inchiesta, si sottolineava come «la fotografia della scena del crimine (…) esclude Sempio come possibile autore dell’omicidio». Nel testo si evidenzia che «il modo con cui Chiara consente l’ingresso» all’aggressore dimostra l’esistenza di un legame di «profonda confidenza», mentre «le modalità dell’aggressione rivelano un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso». Tutti elementi, spiegano i magistrati, che non trovano «alcun riscontro nelle evidenze probatorie» relative al rapporto tra Poggi e Sempio.
L’appunto della procura di Milano sulle telefonate
La procura del capoluogo lombardo, nell’appunto trasmesso nel 2017 ai pm di Pavia durante la prima inchiesta, poi archiviata, aveva fatto inoltre sapere che «le chiamate del 7 e 8 agosto 2007» di Andrea Sempio a casa Poggi, erano «trasparenti ed esplicite» ed erano inoltre state fatte «da una persona che non si nasconde», si legge. Nell’atto si sottolineava, se mai, che era stata la difesa di Stasi a tentare di confondere le acque. Dopo le tesi della «doppia vita di Chiara» e di un ladro «sconosciuto» entrato in casa, «sostituiva» quest’ultima figura con quella «di un amico del fratello, Andrea Sempio». Secondo la relazione della procura generale, tali «scarni dati» non hanno però la benché minima «rilevanza», in quanto «si collocano e si esauriscono a distanza di ben 5 giorni dall’omicidio, a ridosso della partenza di Marco per il Trentino, e dopo «l’informazione» della sua assenza a Garlasco. Inoltre, l’incrocio delle testimonianze raccolte, «dello scontrino del parcheggio di Vigevano pagato alle ore 10.18 del 13 agosto e l’orario e lo scambio delle telefonate e dei messaggi con gli amici» Mattia Capra e Roberto Freddi «dimostrano che Sempio dice il vero» in merito a come ha trascorso la mattina dell’omicidio.
L’altra incongruenza
Ma secondo quanto riportato dall’Ansa, citando fonti investigative e giudiziarie, delle due telefonate che Sempio avrebbe effettuato per informare i suoi amici dell’omicidio di Chiara Poggi non risulterebbe alcuna traccia nei tabulati telefonici relativi a quel giorno. Il giovane, sentito il 4 ottobre 2008, raccontò che quel pomeriggio, dopo le 15, passò in auto nella zona della villetta dei Poggi, dove poco prima, in macchina col padre, aveva già visto «un’ambulanza» e delle persone. «Mi sono fermato e sono sceso dall’auto – ha riferito all’epoca – ho cercato di recuperare qualche notizia». In quel momento una giornalista gli avrebbe detto «che era stata trovata morta una ragazza». Più tardi, si legge ancora, «abbiamo avuto la certezza, per averlo sentito dire da più persone», che «si trattava di Chiara Poggi». A quel punto, aggiunse, «ho chiamato sui rispettivi cellulari i miei amici Mattia Capra e Roberto Freddi rendendoli edotti del fatto». Capra, ascoltato sempre il 4 ottobre nella prima indagine, mise a verbale di aver ricevuto «verso le 16.30-17» una «telefonata dal mio amico Andrea Sempio, il quale mi informava che in via Pascoli di Garlasco era stata ammazzata la sorella di Marco». Da quanto si è saputo, però, dalle analisi nelle nuove indagini, coordinate dalla Procura pavese e condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, non risultano quelle chiamate nei tabulati di quel giorno.
Le intercettazioni del 2017
A partire da febbraio 2017, Sempio è stato sottoposto a intercettazioni telefoniche e ambientali, nell’ambito della riapertura delle indagini sull’omicidio della giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Tra le conversazioni registrate, secondo quanto riportato dall’agenzia Adnkronos, quelle avvenute in auto risultano essere le più rilevanti per gli inquirenti. In particolare, il 10 febbraio 2017, Sempio discute con i familiari delle domande ricevute dai magistrati durante gli interrogatori. Un passaggio riguarda lo scontrino che rappresenterebbe il suo alibi per la mattina del delitto. «Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che lo abbiamo trovato prima» dice rivolgendosi, presumibilmente, al padre. E aggiunge: «Mi hanno fatto alcune domande, che non pensavo che mi facevano, non gli ho dato una risposta perfetta. Mi hanno chiesto se io ero andato a Vigevano, siccome ero andato a Vigevano per comprare il cellulare… loro hanno rilevato il mio cellulare a Vigevano, se io ti dico mi ricordo perfettamente che avevo il cellulare e logico che ti do una risposta… allora ho detto non mi ricordo».
«Del popolo bue non me ne frega niente»
Due giorni dopo, il 12 febbraio 2017, un’altra intercettazione ambientale – registrata dai carabinieri e inserita agli atti della prima inchiesta – mostra un Sempio esasperato: «So che sbaglio, perché so che è molto, molto importante…. in realtà è molto importante questa cosa però non me ne frega più niente guarda….continuino pure a pensare che io un giorno mi sono svegliato perché ho portato lo scontrino alla cavolo…. continuino a pensare». Parlando poi, probabilmente, del rapporto con la vittima e dell’ipotesi che possa essersi invaghito, scrive l’agenzia di stampa, l’indagato aggiunge: «Era quasi mai a casa….e allora non la incontravo e loro questa cosa non la sanno e te la continuano a menare con ……non è possibile». Poi, con tono amaro, commenta il clima mediatico e l’opinione pubblica attorno alla sua figura: «Non me ne frega niente…già sono uno che a cui le opinioni degli altri frega poco, cioè mi interessa l’opinione di poche persone. In questa vicenda mi interessano le opinioni di quelle persone e dell’autorità che deve valutare, fare delle indagini». E conclude: «Del popolo bue non me ne frega più niente. Di andare a impressionare la casalinga fargli credere…no casalinga pensa quello che vuoi, odiami…continua a pensare che in mano a lei c’era una ciocca dei miei capelli che però nessuno per dieci anni ha mai…però…nessuna delle squadre degli investigatori si è mai accorta che c’era un’intera ciocca di capelli…continua a pensare, sì pensa che mi sono tagliato i capelli per non nascondere il fatto che …se poi tagli i capelli, ma il capello è uguale lo stesso…vogliamo analizzare il capello…non è che superata una certa lunghezza la struttura del capello cambia».