Gli Usa bocciano la risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza al Consiglio di sicurezza dell’Onu


Gli Stati Uniti hanno posto il veto alla risoluzione sul cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e l’accesso umanitario a Gaza, presentata al Consiglio di sicurezza dell’Onu, nonostante il voto favorevole di 14 paesi. L’ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite, Dorothy Shea, ha motivato la decisione definendo il testo della proposta «inaccettabile per diversi motivi». Nel suo intervento, la rappresentante Usa ha ribadito la posizione di Washington: «Perché si possa fare un passo avanti, è essenziale che Hamas e gli altri gruppi terroristici non abbiano alcun futuro a Gaza». Questa votazione, tenutasi mercoledì 4 giugno, rappresenta la prima sostanziale sull’enclave palestinese dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Londra alza la voce
Questa mattina, la presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Mirjana Spoljarić, ha rilasciato un’intervista alla Bbc in cui ha descritto Gaza come «un vero inferno sulla Terra, un luogo in cui l’umanità sta fallendo». Secondo Spoljarić, la sofferenza del popolo palestinese ha superato «ogni limite legale, morale e umano», mentre l’emergenza umanitaria nella Striscia continua ad aggravarsi. Le sue parole pesano in un momento di forte tensione diplomatica. Il Regno Unito – tra i primi Paesi ad aver criticato apertamente la condotta del governo Netanyahu nelle scorse settimane – sta valutando l’ipotesi di nuove sanzioni contro Israele, insieme ai partner europei, dopo aver già sospeso i negoziati per un accordo di libero scambio.
Intervenendo alla Camera dei Comuni durante il question time, il premier britannico Keir Starmer ha definito le azioni israeliane «spaventose, controproducenti e intollerabili». Ha quindi ribadito con forza l’urgenza di un cessate il fuoco e del rilascio immediato degli ostaggi. «È fondamentale che gli aiuti entrino a Gaza in modo rapido e massiccio – ha detto –. Non si può più assistere in silenzio a una catastrofe umanitaria di queste proporzioni». L’appello arriva dopo l’uccisione di 27 civili nei pressi del centro di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation (GhF), l’unica ong autorizzata a operare nella zona. Secondo l’esercito israeliano, i militari avrebbero aperto il fuoco contro “sospetti” in atteggiamento minaccioso nei pressi di al-Mawasi, nel sud della Striscia.
«Il sistema di aiuti disumano»
Sempre da Londra, il viceministro degli Esteri Hamish Falconer ha definito «disumano» il sistema di gestione degli aiuti da parte di Israele, chiedendo il ripristino immediato delle condizioni per permettere all’Onu e ai suoi partner di riprendere la distribuzione su larga scala. Una posizione condivisa anche dal capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, che ha parlato di «scene orribili» con civili palestinesi «uccisi mentre cercavano semplicemente di mangiare». Secondo Fletcher, la crisi è il risultato di «scelte deliberatamente adottate che hanno sistematicamente negato a due milioni di persone l’accesso ai beni essenziali per la sopravvivenza». La stessa Gaza Foundation ha annunciato la sospensione temporanea delle attività di distribuzione per un giorno, al fine di riorganizzare la logistica e consentire all’esercito israeliano di mettere in sicurezza i percorsi di accesso. Fino ad allora, però, quelle strade resteranno interdette in quanto considerate «zona di combattimento».
I raid non si fermano
Nel frattempo, i raid israeliani non si fermano nella Striscia: il ministero della Salute di Hamas ha dichiarato che almeno 95 persone sono state uccise e 440 ferite nelle ultime 24 ore, facendo salite a 54.607 il bilancio dei morti dall’inizio della guerra. Tra questi, 12 persone tra cui donne e bambini sono stati uccisi in un attacco dell’Idf «su una tenda per sfollati nei pressi della scuola Al-Innawi» a Khan Yunis, ha riferito la difesa civile palestinese. In questo quadro appare lontano un accordo per la tregua e lo scambio di prigionieri, anche se i mediatori egiziani e qatarini, citati da media israeliani, hanno espresso ottimismo sul fatto che Hamas presenterà una nuova proposta che si avvicini di più, rispetto alla precedente, alle richieste dell’inviato speciale statunitense Steve Witkoff.
Foto copertina: ANSA / ALESSANDRO DI MEO | Il briefing del Consiglio di Sicurezza del 24 settembre 2024