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Zelensky rilancia il vertice con Putin, lui lo gela: «Non parlo coi terroristi». E gli ultrà pro-Cremlino gli sussurrano: «Punisci Kiev col nucleare»

04 Giugno 2025 - 18:03 Simone Disegni
ucraina russia putin tregua pasqua zelensky
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Dopo il secondo round di Istanbul negoziati Russia-Ucraina su un binario morto. I due leader ne escludono altri dello stesso tipo e si scambiano accuse

C’erano una volta i negoziati. La finestra di dialogo aperta da Donald Trump tra Russia e Ucraina sembra già essersi chiusa, e col botto, a giudicare dalla totale sfiducia che regna tra Mosca e Kiev e dai toni bellicosi su cui torna ad assestarsi dopo settimane di linea ondivaga Vladimir Putin. Su di lui Volodymyr Zelensky non ha cambiato idea: non si fida minimamente. Ma la porta del dialogo per fermare la guerra resta aperta. «Le condizioni di pace presentate da Mosca sono ultimatum. Mosca sta conducendo colloqui solo per ritardare nuove sanzioni», ha puntato il dito oggi il leader ucraino facendo riferimento al documento consegnato dai russi lunedì a Istanbul. Per la seconda volta, di fatto, l’unico risultato concreto raggiunto dai negoziatori in Turchia è stata l’intesa su uno scambio di prigionieri: dovrebbe aver luogo nel fine settimane e coinvolgere 500 prigionieri di guerra per parte, ha detto in proposito Zelensky. Che per il resto vede nero: altri round di colloqui a livello tecnico tra le delegazione «non hanno senso».

La proposta di Kiev: cessate il fuoco, poi il vertice Putin-Zelensky

Dunque, come uscire dal vicolo cieco della guerra e di negoziati infruttuosi? Zelensky torna a ripetere che l’unica via sensata è quella di elevare al massimo il livello dei colloqui: un vertice diretto con Putin, insomma. Da svolgersi in sede neutra a scelta, e in un quadro di cessate il fuoco, precisa ora il presidente ucraino. «Offriamo ai russi un cessate il fuoco finché i leader non si incontreranno. Per quanto mi riguarda siamo pronti a incontrarci immediatamente. Dove e quando? «A scelta dei russi: Istanbul, Città del Vaticano, Svizzera. Proponiamo un incontro da lunedì in qualsiasi giorno». Purché, come detto, ci si arrivi con un cessate il fuoco già in vigore, così che – spiega Zelensky secondo quanto riporta l’Ukrainska Pravda – «ci incontreremo e se non c’è intesa né desiderio di de-escalation e nessuna idea su come porvi fine (al conflitto, ndr) allora il cessate il fuoco terminerà lo stesso giorno. Se ci renderemo conto che possiamo proseguire il dialogo e siamo pronti ad adottare le misure appropriate per la de-escalation, allora continueremo il cessate il fuoco, con il monitoraggio e le garanzie di mediazione degli Usa».

L’ira di Putin sull’Ucraina: «Terroristi»

Neppure il tempo di formularlo, e l’invito viene già rispedito al mittente da Vladimir Putin, che rompe il silenzio per la prima volta da quando l’Ucraina ha lanciato i suoi spericolati attacchi d’intelligence in serie. E i giudizi, come si poteva prevedere, sono raggelanti. «Il regime di Kiev, già illegittimo, sta degenerando in un’organizzazione terroristica», e incontrare Zelensky equivarrebbe pertanto a «negoziare con i terroristi», scolpisce Putin, evidentemente furioso per l’umiliazione patita domenica con la distruzione di decine di suoi bombardieri (Operazione Ragnatela), e poi per lo smacco del nuovo attacco dei servizi ucraini al ponte di Kerch che collega la Russia alla Crimea. Putin accusato Kiev di avere pianificato pure gli attentati ai treni avvenuti nella notte tra sabato e domenica nelle regioni russe di Bryansk e Kursk. «Come si possono tenere tali incontri in queste condizioni? Di cosa potremmo parlare?», si chiede il leader russo. Che respinge pure la nuova proposta di tregua, argomentando che le forze ucraine la sfrutterebbero solo «per rifornirsi di armi occidentali, continuare la mobilitazione forzata e preparare altri atti terroristici». Dietro il fumo della retorica, secondo molti osservatori, Putin starebbe in realtà mettendo a punto coi suoi la strategia per «dare una lezione» a Kiev dopo gli attacchi a catena della sua intelligence. Con i più oltranzisti – come riporta la Cnn – ad evocare addirittura l’opzione nucleare. In Turchia, Svizzera e Vaticano nessuna ragione di predisporre tappeti e sale convegni.

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