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La «prova regina» col Dna di Sempio non si trova, ma le indagini vanno avanti. La traccia sulle unghie di Chiara Poggi e il ruolo dell’intelligenza artificiale

07 Giugno 2025 - 12:21 Filippo di Chio
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Dopo 18 anni, la nuova indagine sul caso Garlasco si avvale di tecnologie quasi inesistenti all'epoca del delitto. Il 17 giugno parte l’incidente probatorio, in cui la procura cercherà ulteriori conferme sulle tracce di Sempio trovate sopra il cadavere e sul muro della villetta

Questione di probabilità, di centinaia contro migliaia, di materiale genetico di noti contro ignoti e di risultati rielaborati da software di ultima generazione con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Il giallo di Garlasco, scrive Valentina Errante su Il Messaggero, si gioca su un campo ormai ben lontano dai laboratori scientifici. Anche perché sono pochi i reperti che da quel 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi fu uccisa nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco, sono arrivati fino a oggi. È scomparso l’intonaco del muro su cui, secondo la procura, a pochi passi dal cadavere fu trovata un’impronta compatibile con l’unico indagato Andrea Sempio, nota come «impronta 33». Scomparso tra gli archivi giudiziari anche il materiale originario da cui è stato individuato il Dna trovato sulle unghie della vittima, che secondo le nuove analisi comparative degli inquirenti sarebbe anch’esso compatibile con il materiale genetico dell’amico del fratello della vittima. C’è chi lo dà per perso, chi semplicemente spiega che è stato utilizzato – e rovinato – completamente nelle prime analisi di laboratorio.

Il Dna sulle unghie di Chiara Poggi

Del delitto di Garlasco al momento abbiamo una verità, quella giudiziale della condanna a 16 anni per Alberto Stasi, l’allora fidanzato di Chiara Poggi. Tutto il resto è poco chiaro, tra perizie e contro-perizie, testimoni e super-testimoni, tra ipotesi ed errori investigativi che hanno portato all’inquinamento della scena del crimine. Quel Dna che ha fatto riaprire clamorosamente il caso, ad esempio, non si sa nemmeno se sia stato trovato sopra o sotto le unghie del pollice sinistro e del mignolo destro della 26enne.

La consulenza della difesa di Stasi: «È di Andrea Sempio, più probabile fino a 2.153 volte»

Come è stato possibile, allora, attribuire quel Dna ad Andrea Sempio con sufficiente certezza da iscriverlo nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario? A spiegarlo è ancora Valentina Errante. I consulenti di parte Pierangela Grignani e Carlo Previderè, autori della perizia che ha rimesso in moto la procura di Pavia, non hanno rianalizzato nulla. Hanno semplicemente preso i risultati delle perizie precedenti, rianalizzandole tramite una lente tecnologica di ultima generazione. Si chiama Y-Str Mixture calculation, un software che calcola la probabilità che un miscuglio di Dna appartenga parzialmente a un dato soggetto noto – qui Andrea Sempio – oltre che a un secondo ignoto. I risultati delle varie elaborazioni, a partire dai profili maschili di quasi 350mila uomini europei, ha portato a un semplice risultato numerico: «È da 476 a 2.153 volte più probabile che quel Dna sia dell’indagato rispetto a un altro ignoto».

L’incidente probatorio e le tracce di Ignoto 2 sulle mani di Chiara Poggi

C’è però ancora un punto da chiarire, il famoso «Ignoto 2» che ha lasciato la traccia di sangue sullo stipite della porta d’ingresso e (ammesso che sia la stessa persona) il cui Dna è stato trovato sull’anulare della mano sinistra di Chiara Poggi. Si tratta di materiale genetico maschile, ma più di questo non si sa: se sia una persona con cui Chiara è entrata direttamente in contatto nelle ore prima del delitto oppure, per esempio, se sia una traccia lasciata da un investigatore. Toccherà alla genetista Denise Albani, nominata dalla gip Daniela Garlaschelli, analizzare ulteriormente decine di reperti o fotografie di reperti per fare luce sugli angoli ancora bui della vicenda. Dal 17 giugno inizierà l’incidente probatorio che, molto probabilmente, si protrarrà fino a ottobre. Nella speranza, come si augura Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, di non dover riaprire il caso tra qualche anno in cerca di «un Ignoto 7, 8 o 9».

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