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Referendum, bufera sul tweet di un imprenditore contro il suo operaio: «Invita a votare Sì, non gli rinnovo il contratto». L’ira dei sindacati

07 Giugno 2025 - 22:06 Ygnazia Cigna
referendum rischia posto lavoro
referendum rischia posto lavoro
Il post su X, ora non più visibile, recitava: «Il contratto gli scade il 30 giugno. Dopo ci pensa Landini»

Invita i colleghi a votare «Sì» al referendum dell’8 e 9 giugno e ora rischia il posto di lavoro. Succede a Fabriano, in provincia di Ancona, dove un dipendente potrebbe non vedersi rinnovato il contratto di lavoro, in scadenza il prossimo 30 giugno, per aver espresso pubblicamente, durante una pausa di lavoro, il proprio invito politico ai colleghi. A denunciare il caso è stato Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, che ha rilanciato un post su X pubblicato dall’imprenditore Marcello Crescentini, titolare dell’azienda in cui l’episodio è avvenuto.

Il tweet incriminato

«Ho un dipendente sotto contratto, oggi alla pausa colazione aizzava gli altri di andare a votare perché sarebbe l’unico modo per tutelare chi lavora. Il contratto gli scade il 30 giugno. Dopo ci pensa Landini», ha scritto l’imprenditore Crescentini intorno all’una e mezza della notte del 7 giugno. Un tweet, ora non più visibile, che ha sollevato preoccupazioni immediate su una possibile ritorsione nei confronti del lavoratore per le sue opinioni politiche. «Il coraggio dell’operaio ha mostrato il clima che regna in molti luoghi di lavoro. Dobbiamo votare in massa Sì ai referendum per difendere i diritti di chi lavora dalla prepotenza padronale. Chi invita all’astensione si schiera con datori come Crescentini».

I sindacati si mobilitano

Il caso ha innescato la reazione dei sindacati. In una nota congiunta, Gianluca Toni (segretario generale della Cgil Ancona) e Pierpaolo Pullini (segretario della Camera del Lavoro di Fabriano) esprimono «piena solidarietà» al dipendente, annunciando che l’organizzazione è pronta ad offrire ogni tipo di assistenza legale e sindacale. «Sorge il fondato dubbio che l’eventuale mancato rinnovo del contratto possa avere una matrice discriminatoria, non riconducibile a reali esigenze produttive. Il lavoro in somministrazione dovrebbe rispondere a esigenze temporanee, non alla posizione politica del singolo», affermano. «Non è ammissibile che la libertà di opinione dei lavoratori venga minacciata nei luoghi di lavoro», aggiungono i sindacalisti, pronti a segnalare il caso alle autorità competenti. Il caso arriva alla vigilia del referendum dell’8 e 9 giugno, che propone una revisione delle norme sul lavoro e la possibilità di rafforzare allcuni diritti dei lavoratori.

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